Jefeo: «La mia Teenager trap racconta l'adolescenza di periferia»

Jefeo, la rivelazione di Amici a Rock in Roma festival con il primo album Teenager

di Paolo Travisi
Neanche 19 anni ed una vita tutta davanti. Per Jefeo, al secolo Fabio Migliano, milanese nato nel nuovo millennio, proprio nel 2000, il sogno ha un significato doppio. Quello di portare la musica ad una platea sempre più ampia. Ed il sogno inteso come ispirazione. Perché è lì che nasce il suo nome d’arte. 

«Mi è apparso mentre dormivo, l’ho sentito come se una persona mi avesse chiamato Jefeo, allora ho deciso di tenerlo per la particolarità del nome».
Ha pubblicato il suo primo album, Teenager. Racconta i suoi primi 18 anni?
«È una raccolta di pensieri ed emozioni che può vivere un adolescente secondo il mio punto di vista. Non c’è un filo conduttore a livello di sound, ma più che altro di testo».

Quando ha iniziato a fare musica?
«A 11 anni, ma fin da piccolo sono sempre stato appassionato di musica. È una passione che una persona tiene dentro».

Perché la trap, e non il pop o il rock?
«Non voglio mettermi nessuna etichetta addosso. Ho iniziato con il rap, poi ho usato sonorità trap e vado verso il pop. Mi sento molto versatile, dipende tutto dalle emozioni del momento. Magari un giorno farò rock».

Viene dalla periferia di Milano, luogo in cui può nascere la rabbia verso ciò che non piace. È un sentimento che canta nelle sue canzoni?
«Sicuramente mi è capitato di metterla in versi. Quando andavo a scuola, per pagarmi la musica, dopo le lezioni facevo l’imbianchino perché non avevo genitori che economicamente potevano supportarmi. Questa cosa mi faceva rabbia. In periferia ci sono molte situazioni che ti portano ad avere fame».

Tra i suoi colleghi chi le piace?
«Sono cresciuto grazie alla scrittura dei Club Dogo, mi piace Marrakech e mi ha spinto a scrivere il mio primo pezzo Nesli. Oggi ascolto molto sonorità americane».

L’esperienza ad Amici, in cosa le è stata d’aiuto?
«A 18 anni stare lontano da casa per sei mesi penso che sia stato un buon inizio. Si sente la mancanza della famiglia, si capiscono le cose importanti e poi s’impara da ognuno dei ragazzi che ha partecipato». 

Sabato sarà a Rock in Roma, una piazza grande. Prevale di più la paura o la voglia di esibirsi?
«La paura non deve esistere, si canta per trasmettere un messaggio, è qualcosa che ho sempre sognato, quindi wow».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Luglio 2019, 07:30
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