Legittima difesa, sì ad armi di notte
«Chi si protegge non va processato»

Legittima difesa, sì ad armi di notte «Chi si protegge non va processato»

di Francesco Pacifico
La ratio che muove Enrico Costa è semplice. «Evitiamo che una persona che si protegge debba essere mandata a processo». Da mesi il ministro della Famiglia chiedeva modifiche più nette alla legge sulla legittima difesa. E nelle ultime ore è riuscito a far accettare al Pd un emendamento che la fa scattare quando c'è «reazione a un'aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell'introduzione nei luoghi con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno».

Intanto il Pd voleva modificare solo l'articolo 59 del codice penale, sul diritto all'autotutela.
«E noi siamo intervenuti sull'articolo 52 e non sul 59, perché è quello il cuore della legge. Infatti soltanto così possiamo raggiungere il nostro obiettivo. Che è molto semplice e chiaro: evitare fin da subito che vada a processo chi si difende la propria casa e la propria famiglia. E parliamo di processi lunghissimi, che si concludono sempre con un assoluzione».
La giustizia spesso sentenzia in maniera schizofrenica.
«Io non parlerei di sentenze schizofreniche. Lo sono in alcuni casi le valutazioni dei pubblici ministeri se andare o meno a processo. I pm devono cercano elementi nella fase istruttoria per capire se sussista la legittima difesa. Invece preferiscono andare in aula e lì chiarire se c'è oppure meno. Però gli accusati finiscono per essere sempre assolti. Ma dopo un lungo periodo».
Quando scattano le eccezioni previste da lei?
«Si presume che ci sia la legittima difesa quando ricorrono aggressioni notturne in casa o nella propria attività commerciale. Quando si verificano violenze sulle persone o sulle cose».
Qual è la differenza rispetto all'attuale norma?
«Noi invertiamo il meccanismo, arrivando a dire che c'è presunzione di legittima difesa in presenza di alcune circostanze come le aggressioni avvenute di notte. Oggi invece la situazione è diversa, parlerei di presunzione di colpevolezza. Con la nostra modifica sarà onere del pm dimostrare che ci siano elementi per andare a processo».
Che cosa cambia sulla proporzionalità tra offesa e difesa?
«Non tocchiamo questo aspetto. Che è già stato riformato con la modifica del 2006 voluta dalla Lega. Una modifica che, però, si è rivelata inadeguata e che rafforziamo noi oggi con gli emendamenti del governo».
Perché si deve cambiare l'attuale legge?
«Un tempo c'era il ladruncolo che rubava in casa, quando i proprietari uscivano. Oggi operano bande criminali che si muovono sapendo che i proprietari sono nella loro abitazione. E pur di raggiungere il loro obiettivo sono pronti a tutto: legano, picchiano, narcotizzano, a volte uccidono».
Le statistiche dicono che le rapine sono calate.
«Al di là dei numeri, che non discuto, sono aumentate la percezione di insicurezza e la violenza di certi atti. Eppoi l'emendamento ricalca quello la legge francese».
Non rischiamo di diventare come l'America?
«Assolutamente no. Qui si tratta soltanto, e semplicemente, di non punire chi è stato vittima di violenza. Mi chiedo fino a che punto uno Stato, che deve tutelare e non lo fa, ha il diritto di sanzionare chi ha voluto soltanto difendere sé e i suoi cari? Entro quali limiti ci si può proteggere?
Da liberale non credere che è un deterrente?
«No, io non penso affatto che sia un deterrente. Ma proprio perché sono garantista e liberale non vorrei mai che un semplice cittadino finisca in quel tritacarne che sono i nostri processi. Se poi c'è una persona che spara alle spalle a un altro uomo che fugge, è chiaro che deve essere punito. Questo è un'altra cosa».
Lei dice che non bisogna inseguire la Lega. Eppure che differenza c'è tra la vostra proposta e la loro?
«Non c'è molta differenza. Infatti non capisco perché non la vogliano approvare. Ma mi ha colpito ancora di più l'atteggiamento di Forza Italia e di Fratelli d'Italia. Prima hanno plaudito alla nostra proposta, poi, compreso Berlusconi, hanno dovuto fare marcia indietro per le proteste della Lega. Rispetto al merito si è preferito ricompattare la minoranza, non riconoscere che noi centristi eravamo riusciti dove loro avevano fallito».
Orlando ha posizioni diverse sul tema.
«Non ne ho recentemente parlato con lui. Faccio notare però che i pareri all'emendamento li ha resi il ministero della Giustizia».
Ce l'ha con il Guardasigilli?
«Assolutamente no. Devo dire che è un'ottima persona ed è un ottimo ministro. Ma ci sono aspetti sui quali la pensiamo diversamente. Come sul processo penale, sul quale io mi sono trovato isolato in Alternativa popolare, che ha aderito alle tesi di Orlando. Ma ripeto, ci sono temi che non possono essere soggetti al quieto vivere, alla mediazione o al compromesso. L'ho anche chiarito all'interno del mio partito: se passa il testo del processo penale in questa forma, ne trarrò le conseguenze».
D'accordo a risarcire le spese di chi è stato assolto?
«In termini generali la cosa mi convince. Forse si dovrebbe anche andare a vedere perché si è andati a processo. Ma questo è un tema più generale. Nel caso della legittima difesa avrei delle riserve, perché rischiamo di mandare un cattivo messaggio: io ti rinvio a giudizio, tu subisci un lungo processo e poi è sufficiente la sola riparazione monetaria per cancellare tutte le sofferenze patite. Un po' come avviene per l'ingiusta detenzione».
Per concludere, è davvero convinto che ci sarà un'applicazione più garantista della legittima difesa da parte delle procure?
«Con questa nostra modifica la norma diventa più tassativa. Il che dovrebbe garantire minori margini di interpretazioni».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Maggio 2017, 14:05