Un'ovazione poi, per 12 minuti, il silenzio. Poche ore fa a Montecitorio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha tenuto il suo discorso alle Camere riunite, a cui è poi seguita la replica del presidente del Consiglio Mario Draghi. Forse meno incisivo nell'eloquio, nelle immagini e nelle richieste rispetto alle parole usate al Bundestag o al Congresso Usa - nonostante i paralleli tra Roma e Kiev e, soprattutto, tra Genova e Mariupol - come ampiamente annunciato, il discorso del leader combattente ha scatenato le polemiche. Ad agitare il mare magnum della politica nostrana i molti "buchi" tra gli scranni del Parlamento. In Transatlantico qualcuno azzarda «sono più del previsto», «una ventina su 900 dice qualcun altro», ma la verità è che non c'è un computo esatto.
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Gli assenti
La riunione era infatti informale e quindi non tutti hanno dichiarato la propria presenza o meno. Diversi eletti, tra l'altro, si trovano invece in missione all'estero o comunque impossibilitati a presenziare. In ogni caso non c'è stasto il tutto esaurito per l’evento. I gruppi parlamentari erano tutti sostanzialmente presenti, ma i banchi più in alto nell’aula sono rimasti vuoti. E quasi completamente vuote erano le tribune. Un particolare non secondario se si considera il fatto che il Parlamento era convocato in seduta comune e molti scranni erano occupati dai senatori. Come Matteo Renzi, che pur provenendo da palazzo Madama ha occupato uno scranno al centro del gruppo di Iv da dove a lungo, prima e dopo la seduta, ha arringato un drappello di suoi parlamentari. Presenti tutti gli altri leader di partito: Enrico Letta, seduto tra le due capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non è sfuggita però l'assenza di Giuseppe Conte, che non è un parlamentare, ma da ex premier avrebbe potuto con ogni probabilità essere presente. Pieni in ogni ordine, invece, i banchi del governo. Tutta l’aula, in religioso silenzio, ha ascoltato le parole del presidente ucraino, mai interrotto. Mentre poco dopo l’intervento di Draghi è stato puntellato da 10 applausi, prima dell’ovazione finale cui ha preso parte tutto l’emiciclio, opposizione compresa.
Le assenze annunciate
A far rumore sono proprio le assenze annunciate.
Intanto però, tornando ad oggi, i presenti ci vanno giù abbastanza pesante. «Chi è assente risponderà alla propria coscienza e agli elettori» dice ad esempio il senatore Pd Andrea Marcucci, accodandosi ad una dichiarazione simile della senatrice di +Europa, Emma Bonino. Caustico invece Matteo Richetti di Azione: «Vi vedo tutti molto preoccupati di chi mancava oggi in aula. Dovreste preoccuparvi del fatto che sono in aula i restanti giorni dell'anno». Meno netto, appunto, Matteo Salvini: «Giudico i presenti non gli assenti», annunciando i suoi dubbi sull'invio di nuove armi e sposando «la via del Santo Padre». Papa Francesco infatti, in mattinata ha sentito Zelensky. Un intervento che, secondo qualcuno, è servito ad ammorbidire il messaggio del presidente ucraino per evitare escalation.
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Marzo 2022, 17:55
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