Sono iniziate le riflessioni, le trattative, le tattiche e le pre-tattiche che porteranno all’elezione del Presidente della Repubblica. Un momento sacro per la nostra Repubblica, nel quale, per i partiti, è assolutamente vietato sbagliare. Perché, in questo lungo periodo di antipolitica che parte da lontano e dura da più di un decennio, il Presidente è stata l’unica istituzione in cui molti cittadini scettici e arrabbiati hanno continuato a riconoscersi. Da Carlo Azeglio Ciampi a Sergio Mattarella, passando per Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica ha mantenuto sempre livello di fiducia elevatissimi. Secondo l’ultimo rapporto “Gli Italiani e lo Stato” di Demos, ben 63 italiani su 100 dichiarano di avere «molta o abbastanza fiducia» nel Presidente della Repubblica, un dato in crescita di cinque punti sull’anno scorso. Il parlamento non supera il 23%, in linea con il dato del 2020, mentre i partiti, seppure in crescita, sono sostenuti dal 13% dei cittadini.
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LE DECISIONI
La scelta del Presidente è quindi delicata, e sarà una prova per gli stessi parlamentari.
I rischi di sbagliare sono molti. A votare con scrutinio segreto saranno i deputati e i senatori eletti nel 2018. La storia italiana è una storia di grande stabilità elettorale, in cui scostamenti di pochi decimali hanno determinato per decenni l’esito positivo o meno di un’elezione per ciascun partito. Ora non è più così. Da un decennio, la stabilità dei consensi ha lasciato il posto a una fluidità senza precedenti. A scegliere il nuovo Presidente della Repubblica sarà quindi un parlamento che rappresenta l’Italia del 2018: e forse per la prima volta, la composizione delle Camere sarà enormemente diversa dagli orientamenti del Paese.
I CINQUESTELLE
Il MoVimento 5 Stelle ha perso quasi cento tra deputati e senatori in tre anni, eppure non ha perso il primato di primo gruppo parlamentare (ha quasi il 25% dei rappresentanti nelle due Camere), mentre nel Paese è al quarto posto secondo la Supermedia dei sondaggi di YouTrend per Agi, in calo al 14,6%, nonostante la leadership di Conte.
La composizione del parlamento, forse, non è mai stata così lontana dal senso comune e dai trend politici nazionali. Proprio per questo, non sarà una scelta facile. Eppure oggi, con il vento dell’antipolitica a soffiare forte, con l’affluenza elettorale crollata a livelli mai visti nell’Italia repubblicana, con la rabbia tornata ad esplodere con decisione dopo il periodo di “unità nazionale” pandemico, il Capo dello Stato è una figura sempre più centrale nello scenario politico. Verso la quale guardare con fiducia, a maggior ragione in tempi di confusione, disillusione, collera. Forse, l’ultima occasione per invertire il trend degli ultimi anni: per mostrare agli italiani sfiduciati che i partiti e il parlamento meritano invece rispetto, e che quando ci sono da prendere le scelte che contano sanno mettere da parte i livori e i tatticismi, e scegliere il giusto rappresentante dell’unità nazionale.
Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Dicembre 2021, 22:25
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