Giovanni Toti e Matteo Renzi si sono visti anche ieri mattina, prima del discorso di Sergio Mattarella, per gettare le basi del Grande Centro. I leader di Coraggio Italia e di Italia viva in queste ore stanno lavorando a un'iniziativa congiunta dei gruppi parlamentari centristi: il primo passo verso quella federazione che coinvolgerà anche Noi per l'Italia di Maurizio Lupi, l'Udc di Lorenzo Cesa e moderati vari.
Il Centro guarda al Sud
E che potrebbe scegliere di testarsi alle elezioni comunali di maggio o giugno in città come Genova, Palermo, Parma e in altri Comuni capoluogo. «Stiamo pensando già al nome», rivelano fonti renziane.
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La speranza, per ora abbastanza remota, è che al Grande Centro si unisca Forza Italia. Silvio Berlusconi, ormai stufo di Matteo Salvini e decisamente distante da Giorgia Meloni, nelle ultime ore ha impresso un'accelerazione. Ha detto ai suoi di voler «rafforzare l'area del centro, ancorata ai valori del Partito popolare europeo: europeista, atlantista, cattolico e liberale». Quanto di più distante dal sovranismo caro a Salvini e alla Meloni. E Renzi e Toti adesso attendono di capire se l'operazione che ha in mente il Cavaliere resterà all'interno dei confini del centrodestra o si renderà autonoma.
Per Gaetano Quagliariello, leader di Idea ed esponente di Coraggio Italia, è più probabile la seconda strada: «E' evidente che dopo ciò che è accaduto con l'elezione del nuovo capo dello Stato, le coalizioni sono esplose e dunque si è aperto un grande spazio al centro». Traduzione: il partito di Berlusconi sarà spinto verso il Terzo Polo. Da vedere se sarà Forza Italia a condurre le danze, oppure se si spaccherà. Una parte virando a destra, l'altra preservando l'autonomia in una nuova aggregazione centrista. Ipotesi quest'ultima più probabile, se si dovesse varare una riforma elettorale proporzionale. Lo stesso percorso - secondo l'analisi dei centristi - potrebbe essere compiuto da un pezzo dei 5Stelle, a condizione che la resa dei conti tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte porti a una scissione del M5S.
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Nel colloquio, Renzi e Toti hanno discusso soprattutto dell'iniziativa congiunta dei loro gruppi parlamentari, cui seguiranno convegni e assemblee pubbliche. Mettendo a fuoco due temi: la ricostruzione del Paese dopo la pandemia (di cui ha parlato nel suo discorso Mattarella) e come spendere «bene e in fretta» i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da oltre 200 miliardi.
LA STRATEGIA
In più, il capo di Italia viva e il governatore ligure hanno cominciato a mettere a punto un abbozzo di strategia elettorale.
Altro tema affrontato durante il faccia a faccia tra Toti e Renzi è stata la legge elettorale. Il governatore della Liguria spinge per il sistema proporzionale, in modo da affrancare Forza Italia e altri spezzoni del centro dal vincoli di alleanza con la Lega e FdI da una parte e con il Pd dall'altra. Il leader di Italia viva invece ha ribadito di preferire mantenere inalterata l'attuale legge elettorale. Il motivo l'ha spiegato lasciando l'incontro: «Per me è meglio lasciare tutto così com'è. Con il Rosatellum il Pd deve decidere se inseguire i massimalisti e i populisti» (vale a dire i 5Stelle) «e Salvini e Meloni si saldano. Questo apre una prateria al Centro». Ergo, «il Rosatellum è il sistema migliore per creare un grande spazio riformista e liberal democratico».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Febbraio 2023, 02:56
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