Ilaria Salis, Meloni: «Il processo sia giusto e rapido. Le catene? In altri Stati funziona così»

La premier: «I governi non possono agire sui giudici». Il padre di Ilaria querela Salvini

Ilaria Salis, Meloni: «Il processo sia giusto e rapido. Le catene? In altri Stati funziona così»

di Giammarco Oberto

Va assolutamente rispettata «la dignità di Ilaria Salis», e le va garantito «un rapido e giusto processo». Ma riguardo al trattamento e alle procedure seguite toccherà rispettare i protocolli che vigono in altri Stati sovrani come è l'Ungheria. Da Bruxelles Giorgia Meloni svela le richieste ufficiali italiane che ha avanzato nel colloquio privato avuto con il premier ungherese Viktor Orban prima del vertice sull’Ucraina. «Stiamo chiedendo di verificare il rispetto dei diritti di Ilaria». Ma, ripete, «né io né Orban possiamo entrare nel giudizio che compete la magistratura; perché anche a Budapest vige l'autonomia dei giudici e i governi non entrano nei processi». «Posso sol sperare che Ilaria Salis sia in grado di dimostrare la propria innocenza in un processo veloce».

Meloni tocca anche il tema delle catene, quelle immagini choc che hanno fatto il giro del mondo: «Sono certo immagini che impattano, ma pure in altri Stati sovrani, Occidente compreso, funziona così». Anche il presidente del Senato La Russa - che oggi incontrerà il padre di Ilaria Salis - torna a commentare le immagini choc: «Quelle catene sono esagerate, come in America, ma il vero motivo per cui ci siamo preoccupati è l'esibizione e la mancanza di rispetto della sua dignità».

Da parte sua il premier ungherese, intercettato dai cronisti prima del summit, ribadisce di essere legittimato solo a «fornire i dettagli del suo trattamento» in carcere «ed esercitare un'influenza perché abbia un equo trattamento». Ma intanto la 39enne continua a rivelare ombre sulla sua detenzione e in una lettera inviata all'ambasciatore italiano a Budapest rivela che dopo l'udienza di lunedì scorso «sono stata interrogata dal personale del carcere in merito alle mie condizioni detentive e alla fine mi è stato fatto firmare un verbale in lingua ungherese».

In Italia invece la Lega non desiste dalla sua campagna contro la Salis. «In caso di condanna per violenze, a mio modo di vedere, l'opportunità che entri in classe per educare e crescere bambini è nulla» insiste Salvini. Ma Roberto Salis respinge le accuse del Carroccio sul presunto assalto della figlia al chiosco della Lega a Monza nel 2017 e annuncia una querela per diffamazione nei confronti di Salvini.

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Febbraio 2024, 23:02