Immunità a Salis, l’Ungheria frena: «Se eletta deciderà la magistratura

Immunità a Salis, l’Ungheria frena: «Se eletta deciderà la magistratura

di Gabriele Rosana

STRASBURGO Il caso Ilaria Salis sbarca a Strasburgo ancora prima dell’eventuale elezione all’Europarlamento dell’insegnante e attivista italiana detenuta da oltre un anno in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito due uomini durante una manifestazione neo-nazista nella capitale ungherese, e da una settimana candidata come capolista di Alleanza Verdi e Sinistra nel Nord Ovest.

Nell’ultima seduta plenaria della legislatura non è mancata, ieri, l’adozione dell’ennesima risoluzione non vincolante sul deterioramento della democrazia e sulle violazioni dello stato di diritto in Ungheria: un’approvazione (399 sì, 117 no e 28 astenuti, con il voto contrario di Conservatori e Id incluse le delegazioni di Fratelli d'Italia e Lega) che è stata preceduta da un botta e risposta a un piano di distanza, nei corridoi di Strasburgo, tra Roberto Salis, padre di Ilaria, e un’eurodeputata uscente di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán che ha fatto scattare una difesa d’ufficio dell’operato di Budapest. «In Italia, la sinistra strumentalizza questo caso per i suoi scopi politici e per attaccare il governo Meloni», ha detto, intervenendo in un buon italiano a un punto stampa dedicato al caso Salis, l’europarlamentare Eniko Gyori, che tra il 1999 e il 2003 fu ambasciatrice ungherese a Roma.

L’IMMUNITÀ
«Da noi politica e giustizia sono separate - ha aggiunto - e apprezzo molto che il governo Meloni, malgrado l’eccezionale pressione, rispetti l’autonomia della magistratura, indipendentemente dal Paese in cui si svolge il processo»: un riferimento al fatto che, se eletta, Salis «riceverà l’immunità prevista per i deputati Ue», ha riconosciuto Gyori, ma ciò richiederà un coinvolgimento dei giudici ungheresi. Il fatto stesso che sia candidata «per noi è inconcepibile», ma «saranno i cittadini italiani a decidere se vogliono essere rappresentati da una donna che ha partecipato a un’aggressione», ha proseguito Eniko Gyori, lasciandosi andare a un commento caustico nei confronti dei colleghi dell’emiciclo: «Se dovesse sedere qui, non sarebbe un problema; non sarebbe la prima criminale in quest’aula».

Parole che hanno fatto infuriare Roberto Salis, intervenuto durante una conferenza stampa organizzata dai gruppi di verdi e sinistra all’Europarlamento: la figlia, ha ricordato, è imputata («Rischia 24 anni») e non condannata, e oltretutto «si è candidata non per scappare da un processo, ma perché ritiene di avere diritto a un processo giusto». «Sono qui per difendere i suoi diritti», ha aggiunto, visto che «Ilaria si trova in una condizione di carcere duro», con la possibilità di parlare al telefono per appena 70 ore a settimana: «Solo prendere la decisione di candidarsi è stato quasi impossibile.

Mia figlia non ha piena contezza di quello che avviene nella politica italiana», ma è «contenta di aver fatto questa scelta; le elezioni rappresentano un’opportunità per risolvere il suo dramma: la candidatura consente, tramite l'immunità, di ottenere un processo giusto» per «dimostrare la propria innocenza». E rispondendo alla domanda su possibili conseguenze in Ungheria per la scelta di essere in lista con Avs, Roberto Salis è stato netto: «Il fatto che qualcuno si candidi alle europee non può costituire in alcun modo un'aggravante per la sua situazione giudiziaria». «Suo malgrado, Ilaria è diventata un simbolo della dignità dei detenuti», gli ha fatto eco l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, nella sua nuova veste di capolista di Avs nella circoscrizione Italia centrale, ricordando come nei primi giorni di detenzione Salis sia stata «privata di assorbenti, sapone e carta igienica». Delle «torture», le ha definite il padre, «subite probabilmente per costringere Ilaria a fare qualche dichiarazione» sui fatti di cui era a conoscenza, nella speranza di «mettere fine alla sofferenza».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 08:22
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