Elezioni Europee, Schlein dice sì al Pd: si candiderà. Pronto lo scontro con Meloni (che ha detto di voler decidere all'ultimo)

La segretaria del Pd ha detto «ci penso» ma ha già accettato: sarà in pista in tutte le circoscrizioni nel voto del 9 giugno

Europee, si va verso lo scontro Elly-Giorgia: Schlein ha detto sì al Pd, Meloni deciderà all'ultimo

di Mario Ajello

E’ stato il Pd a fare il primo passo, chiedendo a Elly Schlein di candidarsi alle elezioni europee. Lei ha detto «ci penso» ma ha già accettato: sarà in pista in tutte le circoscrizioni nel voto del 9 giugno. Giorgia Meloni che cosa farà ora che la avversaria è in gara, scenderà in pista pure lei? La decisione l’annuncerà verso fine aprile ma in realtà - assicurano fonti di FdI - è già presa: Giorgia capolista in tutte e 5 le circoscrizioni alle Europee con l’obiettivo di portare tra il 2 e il 3 per cento in più a FdI con la sua presenza da candidata. 

I meloniani si godono il vantaggio di scegliere dopo il Pd ma ormai è certo il corpo a corpo tra le due leader. Meloni non ha intenzione di sfilarsi dal duello. Che sarà, assicurano in FdI, all’insegna della contrapposizione radicale ma all’insegna del fair play per quanto riguarda accuse personali che vorranno essere evitate assolutamente. Tra malumori e obiezioni eccellenti, come quella espressa da Romano Prodi in tempi non sospetti, l’ipotesi di una candidatura di Schlein alle Europee, «con diverse sfumature», è stata intanto avanzata durante la riunione di ieri della segreteria dem. 

Le richieste dalla segreteria del Pd

Le proverbiali “fonti vicine” al Pd, direttamente riferibili alla segretaria, raccontano che «tutti» i componenti dell’organismo di partito «le hanno chiesto di candidarsi». Qualcuno spingendo per la formula tradizionale, ovvero da capolista in tutte le circoscrizioni. Altri chiedendole di essere sì presente ovunque, ma guidando la lista solo nella circoscrizione Nord-orientale, e mettendosi a servizio di altri nomi forti, anche esterni al partito, negli altri territori. Più cauti gli esponenti della minoranza dem, preoccupata sia dall’eccesso di “civismo” nei capilista (Tarquinio l’ex direttore di Avvenire, per esempio, e Lucia Annunziata) sia dall’eventualità che la segretaria «penalizzi altre candidature femminili». Tuttavia, la leader ha «preso atto» dell’invito, precisando che «prima di esprimersi» sarà necessario avere chiaro «l’impianto generale» delle liste. In realtà, se la faccenda non si è definita già ieri non è tanto per i dubbi della minoranza quanto perché ci si è presi il tempo necessario per valutare gli effetti in FdI, e nel centrodestra in generale, ma anche tra le altre forze di opposizione (ad esempio, sinora Giuseppe Conte, presidente M5s, ha sostenuto di non volersi candidare). 

Lo schema alle Europee

Si sta andando verso uno schema che vedrà in pista tutti i leader di partito o quasi. Non Salvini, che ha le sue difficoltà, non Conte ma gli altri? Tajani sembra essere pronto a cimentarsi nel bagno di democrazia delle Europee, Meloni idem, Renzi anche. Certo per Schlein candidarsi significherebbe ignorare i consigli di Prodi. Ma è anche vero che la sua posizione in termini di consenso personale è in crescita (almeno stando agli ultimi sondaggi sul gradimento dei singoli leader) e al momento non ci sono molti nomi spendibili altrettanto forti interni al partito. Tanto più che quelli che circolano adesso, escluso Decaro (ufficializzato ieri come numero due al Sud dopo la giornalista Lucia Annunziata, capolista), non sono esponenti di partito. Insomma la presenza di Schlein, oltre ad esprimere in modo diretto il rinnovamento in corso dentro il partito, paradossalmente sarebbe importante anche per quei pezzi di apparato, dotati di molte preferenze, che hanno bisogno del traino della segretaria, la quale però, anche se eletta, non abbandonerebbe lo scranno alla Camera e lascerebbe presto il posto all’Europarlamento.

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L'ipotesi di scontro elettorale tra Elly e Giorgia

Il passo in avanti del Pd avvicina comunque  l’ipotesi suggestiva del primo scontro elettorale tra le due leader nazionali: Elly contro Giorgia. Quest’ultima ha già fatto sapere di voler decidere solo all’ultimo. La data cerchiata in rosso è il 26 aprile, quando inizierà a Pescara la convention di FdI.

La sfida alle urne sarebbe il completamento di un percorso: la promessa reciproca di un confronto televisivo, le scaramucce in aula a Montecitorio, ma anche le telefonate d’intesa sulla politica estera e i voti concordi contro il terzo mandato ai governatori. 

Il loro tentativo di polarizzare lo scontro potrebbe influenzare le scelte altrui. Certamente, con Meloni in campo farebbe lo stesso anche Antonio Tajani. Senza contare che i tre avrebbero un altro interesse in comune: seguire in prima persona le trattative a Bruxelles sulla nuova Commissione. E non è detto che le seguano da posizioni così distanti.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Marzo 2024, 19:31
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