Mario Draghi è ovviamente soddisfatto del sì di gran parte del popolo grillino al governo in costruzione. Ora il perimetro della maggioranza è chiaro e definito. Ma chi ci ha parlato, racconta che il premier incaricato non ha atteso con particolare trepidazione il verdetto. Primo, perché per tutta la giornata (dopo il sì di mercoledì di Giuseppe Conte) erano piovuti gli attestati di fiducia dei leader pentastellati. Secondo perché, narra chi è in contatto con Draghi, «anche senza i 5Stelle i numeri in Parlamento sarebbero stati ampi. Certo, non avere dentro il partito di maggioranza relativa sarebbe stato un vulnus, ma gran parte dei parlamentari grillini sarebbero corsi a votare la fiducia». Il sì del M5S dà forza ancora maggiore al premier incaricato, tanto più che la scissione degli ortodossi guidati da Di Battista renderà leggermente più omogenea la maggioranza.
Rousseau, dagli iscritti M5S sì al governo Draghi
Ragione ulteriore per non trattare né sul programma, né sulla lista dei ministri che discuterà «esclusivamente» con Sergio Mattarella quando oggi salirà al Quirinale per sciogliere la riserva. Draghi (rientrato in mattinata dall’Umbria) ha trascorso la giornata prima nell’abitazione ai Parioli e poi alla Camera a scrivere il programma. «Sta facendo una sintesi delle proposte ricevute durante le consultazioni», dice un’altra fonte che ha parlato con l’ex capo della Bce, «Mario in questo lavoro si serve del resoconto stenografico fatto dai funzionari di Montecitorio. Ed è molto preciso, meticoloso. Dosa parola per parola, sapendo che quando pronuncerà il discorso in Parlamento perfino le sillabe saranno pietre». Trapela poco o nulla anche sulla squadra di governo, visto che del silenzio Draghi ha fatto il suo metodo (in 9 giorni nessuna dichiarazione). Così di sicuro, al momento, c’è solo che il nuovo esecutivo sarà composto da politici e tecnici sul modello del governo Ciampi nel 1993. Draghi neppure ieri ha contattato i leader di partito per avere indicazioni. E questo perché applicherà alla lettera l’articolo 92 della Costituzione: saranno solo lui e il capo dello Stato a scegliere, «in piena autonomia», i ministri. Che poi verranno contattati. Senza fretta: Mattarella non ha fissato termini. E la lista arriverà tra domani e lunedì. Una situazione che lascia sconcertati i partiti. Emblematico uno scambio di battute a metà pomeriggio in piazza Montecitorio.
«A noi Draghi non ha mandato alcun segnale, neppure un sms, non vuole avere neanche una short list da cui pescare..», ha allargato le braccia un alto esponente del Pd. «Tranquillo, non ha chiamato neppure Berlusconi.
I PARTITI SENZA RISPOSTE
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Febbraio 2021, 18:51
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