Adesso è ufficiale. Gli alleati, ora avversari, Carlo Calenda ed Emma Bonino si sfideranno nella Capitale. Per l’esattezza nel collegio uninominale del Senato di Roma centro. «Felice di avere Emma Bonino come avversaria, magari riusciremo a confrontarci sui problemi della città. Lasciando da parte invettive e insulti», twitta il front runner di “Italia sul serio”, la coalizione nata dopo l’accordo tra Azione, Matteo Renzi, Lista civica nazionale di Federico Pizzarotti: l’ex sindaco di Parma e primo grillino “eretico” espulso dal Movimento.
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Bonino, al contrario di Calenda, non dà particolare enfasi al duello con l’ex alleato e amico. «Non ce n’è bisogno, Carlo si fa pubblicità da solo. Quando va in vacanza usa perfino il suo gatto...», punge la leader di +Europa alludendo alla foto ferragostana postata sui social dal leader di Azione, in auto assieme al felino («L’unico membro della mia famiglia che non mi abbandona mai»). Bonino aggiunge: «Se temo lo scontro con Carlo? Ho una pauuuura, una pauuuura. Mai dai!», è la risposta della leader radicale che calca e prolunga ironicamente il suono della “u”. Come dire: di Calenda non ho paura.
Non c’è però solo la sfida di Roma. Per cercare di portare il Terzo polo su «percentuali capaci di imporre un pareggio in Parlamento» («Con il 10-15% ce la faremo a non far vincere né la destra, né la sinistra»), domani Calenda presenterà il programma. Fondato e radicato sull’agenda del governo di Mario Draghi, «in nome di credibilità, buonsenso, concretezza e pragmatismo ereditati dal premier», invece che su «promesse e proposte irrealistiche come fanno destra e sinistra». E lo farà con accanto le ministre Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Elena Bonetti, a dimostrazione che “Italia sul serio” «è l’unica forza politica a portare avanti il programma di Draghi».
Per dirla con il presidente di Italia viva, Ettore Rosato: «Bisogna fare le cose, non discutere per ideologie.
IL “COLLOQUIO DI LAVORO”
L’obiettivo di Calenda, che ha pubblicato sui social quello che ha chiamato “colloquio di lavoro” (raccontandosi dall’infanzia, dove «ho fatto il pessimo attore», all’esperienza di ministro: «Il lavoro più bello della mia vita») è replicare il “modello Roma”. Cioè correre contro tutto e tutti come fece alle elezioni comunali del 2021 e strappare il 20%: «La nostra arma fu la credibilità e la concretezza. Abbiamo fatto una battaglia casa per casa e i risultati ci hanno premiato. Allora capii che si può fare politica in modo non convenzionale, senza schierarsi con la destra o con la sinistra. Ma facendo un lavoro sui temi che definiscono ciò che sei». Ancora: «Io e Renzi siamo uniti dalla consapevolezza che l’Italia ha bisogno del metodo e del modo di far politica di Draghi». La traduzione? «Non realizzare cose impopolari, ma far diventare popolari le cose giuste». La conclusione è una sconfessione dell’anti-politica: «Non faccio tutto questo per sacrificio, ma perché la politica è la cosa più alta che c’è. È contribuire al bene del Paese».
Da annotare infine la presa di pozione di Renzi sul presidenzialismo proposto da Giorgia Meloni: «In molti gridano alla deriva antidemocratica. Follia. Il presidenzialismo è radicato in tante moderne democrazie occidentali». Segue annotazione: «Meloni e Salvini non sono un pericolo per la democrazia, ma per l’economia con le loro promesse assurde, irrealizzabili, flat tax insostenibili e ingiuste. Rimettiamo in fila i fatti e diciamo le cose come stanno: se vincono loro non perderete la vostra libertà. Al massimo perderete i vostri risparmi».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Agosto 2022, 10:16
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