Bassetti e l’abolizione dei test di Medicina: «Mossa giusta ma effetti solo nel 2035»

«Chi ha presentato il disegno di legge ha ascoltato i bisogni della gente, che non sempre coincidono con quelli dei medici»

Bassetti e l’abolizione dei test di Medicina: «Mossa giusta ma effetti solo nel 2035»

di Raffaella Troili

Stop al numero chiuso per entrare a Medicina. Più di un sospiro di sollievo, quello di Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova.

«Chi ha presentato il disegno di legge ha ascoltato i bisogni della gente, che non sempre coincidono con quelli dei medici».

Una selezione che non aveva senso?

«La decisione arriva tardi, il fatto che ci sia mancanza di medici non è di oggi. La maggioranza di Governo ha recepito un’urgenza: i ragazzi entreranno in blocco, le università saranno stimolate ad avere corsi in presenza e on line per i primi 3 esami teorici».

Una scommessa sul futuro.

«Non risolverà problemi a breve, si parte dal 2025 vorrà dire avere medici pronti nel 2035. Il numero chiuso istituito nel 1987, non premiava i migliori, ha fatto perdere la voglia. Già il percorso è difficile se lo rendi difficile all'inizio, a 19 anni, un ragazzo non completamente maturo va a far altro».

Non c’è una crisi della vocazione?

«I giovani sarebbero ben contenti di lavorare anche alle condizioni di oggi.

Siamo tra le migliori scuole al mondo di Medicina, oltre a esportare moda e Ferrari esporteremo medici. Ma oggi se ne vanno perché le condizioni non ci sono. Da 15 anni siamo in difficoltà, il sistema sanitario ha perso 37 miliardi di euro. È un paese che invecchia e di medici ha bisogno».

Una mossa tanto attesa.

«Nel momento in cui produci medici aumenti il divario tra eccellenza e poca scelta. Non ho paura da medico che ci siano tanti medici: troveranno comunque lavoro. L’imbuto si crea nel percorso, la selezione si fa con l’insegnamento. Non con test d’ingresso in cui si chiede a che altezza vola la gazza ladra. Eravamo l’unico paese a numero chiuso in Europa, credo ci fossero anche interessi economici. Penso alle strutture che preparavano ai test, mentre un ragazzo doveva pensare alla maturità. Ho visto tanti perdere la voglia, quel test non selezionava i migliori ma chi poteva permettersi di spendere soldi. Come un quiz per la patente».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 06:00
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