Giammarco Oberto
L'indagine è partita due anni fa da Enna. La Digos monitorava

Giammarco Oberto
L'indagine è partita due anni fa da Enna. La Digos monitorava militanti locali di estrema destra. Ed ha scoperchiato un pentolone che ieri si è trasformato in una maxi operazione su tutto il territorio nazionale, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, battezzata non a caso Ombre nere. Dal Nord al Sud, i militanti del gruppo avevano denominatori comuni: l'ammirazione per Hitler, la nostalgia per il partito nazista, la xenofobia e un profondo antisemitismo che sembra uscito dal Mein Kampf. E la voglia di passare dai proclami sui social all'azione.
IL BLITZ. All'alba si sono mosse le Digos di Siracusa, Milano, Monza, Bergamo, Cremona, Genova, Imperia, Livorno, Messina, Torino, Cuneo, Padova, Verona, Vicenza e Nuoro. Diciannove perquisizioni per altrettanti indagati. Sono tutti accusati di costituzione e partecipazione ad associazione eversiva ed istigazione a delinquere. Durante le perquisizione sono state trovate armi e materiale propagandistico, pubblicazioni su fascismo e nazismo, ritratti del duce e del Fuhrer. E volantini con insulti al parlamentare Emanuele Fiano e a Laura Boldrini.
IL PARTITO. Avevano già preparato il simbolo, sul quale ovviamente campeggia una svastica, ed erano pronti a irrompere sulla scena dell'estremismo di destra con un nuovo soggetto politico: il Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori.
LE CHAT. I militanti si tenevano in contatto tra loro tramite una chat chiusa denominata nostalgicamente Militia su VKontakte, il facebook russo, sul quale si illudevano di non essere tracciati dalla polizia postale. E lì sfogano tutta la loro ideologia da SS: «Possiamo avere a disposizione armi e esplosivi, sforneremo soldati pronti a tutto». La chat - secondo la procura di Caltanissetta - era finalizzata all'addestramento dei militanti. Gli indagati alludono più volte a non meglio precisati progetti di eversione dell'ordine democratico: «Ad ottobre inizieremo gli addestramenti della milizia nazionalsocialista. Vi faremo diventare macchine da guerra, solo allora possiamo andare contro tutto e tutti». Ecco il progetto politico illustrato da uno degli indagati: «Dobbiamo formarci militarmente, muoverci lontano da occhi indiscreti, avere dalla nostra l'effetto sorpresa e la conoscenza del territorio, quindi colpire». Un altro ha già pronto l'obiettivo: una sede Anpi di Genova o di Milano, da colpire con una molotov «lanciata da un marocchino per depistare le indagini».
IL LEGIONARIO. L'incarico di addestrare militarmente i militanti era affidato a un pluripregiudicato calabrese, ex legionario e affiliato alla ndrangheta, con un passato da collaboratore di giustizia già referente di Forza Nuova per il Ponente Ligure. Sulla chat dice di avere un canale con un fornitore in grado di munire il gruppo di Kalashnikov a 150 euro l'uno.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Novembre 2019, 05:01
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