Enrico Chillè
Ergastolo e un anno e mezzo di isolamento diurno: nessuno

Enrico Chillè
Ergastolo e un anno e mezzo di isolamento diurno: nessuno sconto per Innocent Oseghale, il 30enne nigeriano imputato per la morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che lui aveva adescato con la promessa di una dose di eroina e che poi aveva fatto a pezzi per nascondere il cadavere in una valigia, il 30 gennaio 2018. I pm Stefania Ciccioli e Giovanni Giorgio, infatti, hanno formalizzato le loro richieste: per l'accusa, Pamela non sarebbe morta di overdose, ma sarebbe stata uccisa a coltellate da Oseghale dopo essere stata stuprata, approfittando dello stordimento per gli effetti dell'eroina consumata nella mansarda di via Spalato.
Nell'udienza di ieri, davanti alla Corte d'Assise di Macerata, la Procura ha presentato la tesi accusatoria e la richiesta di pena massima per Oseghale. Pamela Mastropietro, dopo la fuga della ragazza da una comunità di recupero a Corridonia in cui era ospite, il 29 gennaio 2018 aveva incontrato un 50enne del posto, con cui aveva concordato un rapporto sessuale in un garage per 50 euro, una cifra che la ragazza intendeva spendere per comprare una dose di eroina. Qualche ora dopo, giunta in un parco di Macerata, la ragazza aveva incontrato un gruppo di spacciatori nigeriani, tra cui Oseghale, che l'aveva adescata, in cambio di una dose, a scopi sessuali e avrebbe invitato anche l'amico e connazionale Lucky Awelima, ad approfittare di lei.
Awelima, già scagionato da ogni accusa in merito all'omicidio, avrebbe anche sentito, in sottofondo, la ragazza piangere e lamentarsi mentre era al telefono con Oseghale. Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe violentato sessualmente Pamela mentre la ragazza era stordita dall'effetto dell'eroina e poi, temendo una sua reazione al momento di riacquisire lucidità, aveva deciso di ucciderla a coltellate. I segni sul corpo della 18enne, secondo i pm, dimostrerebbero infatti che le ferite mortali siano state causate da un coltello e non dagli attrezzi utilizzati poi dal nigeriano per fare a pezzi il corpo e nasconderlo nella valigia gettata in una strada provinciale a pochi chilometri dalla mansarda in cui Pamela ha trovato la morte.
«Ritengo provata l'ipotesi di omicidio con l'aggravante della contestata violenza sessuale. Per Oseghale, Pamela era uno strumento di piacere, l'ha indotta ad avere un rapporto sessuale e c'è stato un chiaro atteggiamento di sfruttamento e abuso nei suoi confronti», ha spiegato il pm Giorgio in aula. La difesa di Oseghale invece continua a ribadire la tesi della morte per overdose ed ha chiesto e ottenuto un nuovo sopralluogo, alla presenza della polizia giudiziaria, nella mansarda in cui Pamela morì.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Maggio 2019, 05:01
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