Claudio Fabretti
ROMA - Gli U2 oltre il muro del suono. Sulle macerie del monumento-simbolo

Claudio Fabretti ROMA - Gli U2 oltre il muro del suono. Sulle macerie del monumento-simbolo
Claudio Fabretti
ROMA - Gli U2 oltre il muro del suono. Sulle macerie del monumento-simbolo della Guerra fredda, in una Berlino liberata ma ancora abitata da spettri e inquietudini, Bono e soci edificavano trent'anni fa il loro ultimo capolavoro. Achtung Baby. Un titolo che è un grido, insieme premonitore e di speranza. Ma soprattutto il manifesto di una svolta radicale: seppelliti i salmi celtici e le suggestioni post-punk degli esordi, i quattro dublinesi spezzano anche le radici americane del predecessore, come anticipa Bono preannunciando «un disco che suona come quattro uomini che abbattono The Joshua Tree». È una svolta tecnologica che saluta il nuovo decennio 90 e assume Berlino come Zoo Station: una nuova Babilonia della modernità, tanto eccitante quanto caotica e sovraccarica di stimoli, che si traducono in voci, suoni, rumori. Con l'elettronica che balza in primo piano, sotto la sapiente regia di Daniel Lanois, già fidato collaboratore della band, spalleggiato dal genio incontrastato delle produzioni Brian Eno. E la location non può non essere la mecca berlinese degli Hansa Studios, dove David Bowie registrò, sempre con Eno, la sua trilogia berlinese. A suggellare l'operazione, la grafica di un altro guru come Anton Corbijn, che firma la copertina-collage, costruita sulle immagini di un viaggio a Santa Cruz e in Marocco.
La differenza rispetto ai precedenti lavori dei dublinesi sta proprio in questo: Achtung Baby è il loro primo (e forse ultimo) album totale, un patchwork di sfrenata creatività in cui convergono musica, teatralità, poesia, arti grafiche e cinema: non a caso Wim Wenders adotterà una delle canzoni, Until The End Of The World, nella colonna sonora del suo omonimo film. Uno show postmoderno che gli U2 riportano sui solchi del disco ancor prima che sui palchi di tutto il mondo, dove si celebrerà lo ZooTV Tour. Ecco allora il frastuono industrial di Zoo Station, con un Bono profetico che canta con voce filtrata «sono pronto a dire di essere felice di essere vivo», prima di recitare la preghiera accorata e universale di One, che resterà anche la grande hit del disco. E poi spazio ai riff taglienti di The Edge nella struggente Until The End Of The World, a incorniciare un ipotetico dialogo tra Gesù e Giuda, calato in un atmosfera torbida e blasfema; alla ballata romantica di Who's Gonna Ride Your Wild Horses; al ronzio sinistro di The Fly ad accompagnare un Bono più mefistofelico che mai; al funky sfrenato di Mysterious Ways. È una progressione sonora senza tregua, che attraversa la frenesia di Acrobat e la tenerezza dolceamara di Ultra Violet (Light My Way) fino a stemperarsi nella riflessione disincantata della conclusiva Love Is Blindness (l'amore è cieco) con The Edge alle prese con organo e tastiere.
Achtung Baby vincerà un Grammy Award per la Best Rock Performance e resterà uno dei capisaldi degli U2, destinati a un lento e progressivo declino nei decenni successivi. Per celebrare il suo trentennale, domani uscirà la 30th Anniversary Special Edition, su vinile Standard e Deluxe, mentre il 3 dicembre sarà pubblicato un cofanetto digitale con cinquanta tracce. E a ricordarlo sarà anche la sua Berlino, con un'installazione speciale presso i leggendari Hansa Studios a Kreuzberg.
riproduzione riservata ®

Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Novembre 2021, 05:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA