Quel Nobel all'Economia così dannoso

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di Alberto Mattiacci

Alfred Nobel sapeva usare bene la propria testa e ciò fece di lui uno degli uomini più ricchi d'Europa -il che, considerando che parliamo di fine 800, significava uno dei più ricchi del mondo. Poco prima di morire, Nobel istituì una Fondazione, ci mise dentro molti soldi, per premiare donne e uomini che, col loro studio in alcuni campi, avessero migliorato il mondo. I campi erano le passioni di Alfred: fisica, chimica, biologia - le cosiddette scienze dure; la letteratura - che amava - la pace - verso la quale, forse, si sentiva un po' in colpa come inventore della nitroglicerina.


Non pensò all'economia. A quella, invece, pensò la Banca di Svezia che, offrendo i relativi denari, nel 1968 propose alla Fondazione di estendere il catalogo dei Premi Nobel, istituendone uno per l'Economia.

Accreditando l'economia del rango di scienza, la Fondazione Nobel ha combinato un bel guaio. Di fatto, ha detto che la scienza umana più importante è lo studio del denaro e non, ad esempio, quello della società o della psiche. Ha poi improntato gli studi economici alla matematica e alla statistica - ad imitazione di quanto avviene in fisica e chimica. Ma l'uomo non è una particella, né un acido. E così la teoria economica si è spesso allontanata dal suo focus primario - l'uomo - a vantaggio di ciò che si misura coi numeri: il denaro. E così ci chiediamo: il Nobel per l'Economia è utile? Ha migliorato il mondo? Forse no.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Gennaio 2021, 13:53
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