Addio a Giampaolo Pansa il giornalista controcorrente

ROMA Giampaolo Pansa, una delle più autorevoli firme del giornalismo italiano, è morto ieri sera a Roma, all'eta di 84 anni, assistito dalla sua compagna, la scrittrice Adele Grisendi. Piemontese di Casal Monferrato, sposato e separato, Pansa ha lavorato per le più grandi testate, dalla Stampa al Corriere della Sera e Repubblica (di cui fu anche vicedirettore), passando per il settimanale Panorama e l'Espresso e poi ancora il Messaggero e il Giornale.
Pansa aveva una grande gusto per la provocazione ed è stato anche uno storico apprezzato, autore di romanzi e saggi in gran parte incentrati sugli anni della guerra partigiana, un argomento che era stato anche al centro della sua tesi di laurea in Scienze Politiche. All'università era stato allievo dello storico Alessandro Galante Garrone.
Dagli esordi torinesi con un memorabile reportage sulla Strage del Vajont agli articoli sull'attentato di Piazza Fontana e quelli sullo scandalo Lockheed, nella sua lunga carriera ha messo a segno tanti colpi. Dal giornalismo d'inchiesta alla capacità di coniare espressioni entrate nella storia d'Italia. Sua per esempio l'espressione Balena Bianca per definire la democrazia cristiana.
Alla fine degli anni 80 del Novecento lancia dalle pagine di Panorama la sua celebre rubrica Il Bestiario , che poi porta sull'Espresso.
Tra i libri più noti, Il sangue dei vinti , nel quale mette a punto le sue idee poi accusate di revisionismo sulla Resistenza, Bella Ciao controstoria della Resistenza. Provocatore fino all'ultimo con un autoritratto intitolato Quel fascista di Panza e poi con un pamphlet su Salvini «ritratto irriverente di un seduttore autoritario».
Nel 2016 Pansa aveva perso il figlio Alessandro, ex ad di Finmeccanica morto di malattia a 55 anni.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Gennaio 2020, 05:01
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