Il relitto del Titanic urtato dal sottomarino dei turisti

Salvatore Garzillo
Erano almeno in quindici. Il commando si è procurato una decina di auto rubate da incendiare per creare un muro di fiamme dietro cui fuggire, ha sparso chiodi a tre punti sull'asfalto, posizionato due escavatori in una strada laterale collegata all'autostrada per sfondare il portellone del portavalori, ha pianificato tutto con cura. Sicuramente il colpo è stato studiato per mesi. Eppure un piccolo errore ha mandato il lavoro in fumo.
Scene da film la notte scorsa sull'A1 tra Lodi e Milano. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della squadra mobile, alle 23 di martedì il mezzo blindato della società Battistolli procedeva tra altri due veicoli di scorta. Circa 30 secondi prima di arrivare all'area di servizio di San Zenone al Lambro, un suv lo ha urtato lateralmente. L'impatto non è stato particolarmente violento ma ha comunque deformato il cerchione costringendo l'autista a ripiegare nell'area di sosta. La guardia giurata ha poi candidamente ammesso di non aver capito subito che si trattava della prima fase di un attacco, credeva fosse un banale incidente. Per questo motivo non avrebbe avvertito immediatamente gli agenti della polizia stradale che si trovavano proprio nell'area di servizio in quel momento. Meno di due minuti dopo, però, ha compreso cosa stava accadendo quando ha visto le fiamme circa 6-700 metri più avanti.
Il rapinatore alla guida del suv ha agito troppo presto, un errore imperdonabile e quasi da principianti, che contrasta con l'organizzazione minuziosa dietro un'operazione simile. Arrivato al muro di fiamme ha lasciato la sua auto (l'unica intatta assume e a un'altra) ed è fuggito col resto dei complici con altri veicoli.
È il secondo colpo fallito in quel punto dell'autostrada. Nel novembre 2014 un altro commando era riuscito a bloccare all'altezza del casello di Lodi un furgone sempre della Battistolli che conteneva cinque milioni di euro ma anche in quel caso aveva dovuto rinunciare. I banditi erano entrati in azione all'alba, avevano sparato contro il blindato sperando di convincere gli agenti di sicurezza ad arrendersi e ad aprire. Così non è stato. Sono rimasti dentro immobili fino a quando gli assalitori hanno dovuto scappare per evitare di essere arrestati.
Al momento le indagini si concentrano sulle batterie di cerignolani, i maggiori esperti di questo tipo di assalti. «È una tradizione criminale radicata in quella zona, spiegano gli investigatori, ribadendo di fatto quanto accertato da numerose indagini e condanne. Professionisti con preparazione paramilitare, armata e senza paura di tirare il grilletto. Il 30 settembre 2016, sulla A12 tra Rosignano e Collesalvetti (Livorno), esplosero 170 colpi tra Kalashnikov e fucile a pompa in pochi secondi. Anche in quell'occasione il colpo falli e furono catturati i 10 autori. Erano tutti di Cerignola.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Gennaio 2020, 05:01
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