Omicron, lo studio veneto sulla variante: come si comporta a contatto con il vaccino? I casi: al 20 dicembre la mutazione era all'8%. I test sierologici? Oggi non servono a nulla

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di Redazione Web

Ospiti oggi della diretta di Luca Zaia la dottoressa Antonia Ricci e il dottor Francesco Bonfante. Come si comporta la variante Omicron? Quanti anticorpi servono per non ammalarsi? Il vaccino funziona? E serve ai bambini? Le domande sulla mutazione sono moltissime e i dati dello studio veneto dei ricercatori dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie danno qualche risposta.

La dottoressa Ricci: ecco cosa c'è da sapere sul virus

«Il 27 dicembre dell'anno scorso abbiamo inoculato le prime dosi di vaccino, che io continuo a definire un miracolo della scienza, e oggi siamo ancora qui a parlare di vaccini e nuove varianti. E il dottor Bonfante è il responsabile di un gruppo di ricerca di virologia che lavora con i virus. Lo studio è in collaborazione a livello veneto con le microbiologie del territorio - ci hanno fornito il virus Omicron che abbiamo coltivato e fatto crescere -, con Verona e Padova che ci hanno fornito i sieri di persone vaccinate che abbiamo messo a contatto con la variante Omicron per vedere come si comportavano a contatto con la mutazione».

Omicron in Veneto

«Abbiamo il dato definitivo dell'Istituto Superiore di Sanità sul numero di tamponi da sequenziare in un determinato giorno, il 20 dicembre: in tutte le regioni italiane sono stati prelevati 205 tamponi, sequenziati completamente all'Iss che darà il dato finale. Noi abbiamo sequenziato 219 tamponi trovando 18 varianti Omicron, con una prevalenza dell'8,2%. Ci aspettiamo che la percentuale aumenti nelle prossime settimane. I casi sono stati: 6 a Verona, 3 a Rovigo, 2 a Treviso, 2 a Belluno, 1 a Vicenza e 4 a Venezia», ha concluso la dottoressa Ricci.

Lo studio con la variante Omicron

Francesco Bonfante ha invecepresentato lo studio nei dettagli. «Parliamo di anticorpi neutralizzanti che sono quella parte della risposta immunitaria che permette di prevenire l'infezione e accelerare la guarigione e ridurre la trasmissione». Cosa dicono i dati?

  • Gli anticorpi neutralizzanti contro il virus di due anni fa sono stati quantificati e confrontati con quelli contro la variante Omicron: la quantità di anticorpi neutralizzanti necessari è piuttosto bassa. Esiste un valore soglia che dà protezione rispetto all'infezione: prima della terza dose i titoli anticorpali fanno sì che solo il 5% sia protetto, dopo la terza dose ben il 75% delle persone testate aveva un livello sufficientemente alto.
  • La variante dominante è ancora la variante Delta, con lo stesso esperimento fatto sopra il risultato è migliore: un 67% è protetto prima della dose booster del vaccino, dopo la terza dose il 94% è protetto.
  • La quantità di anticorpi necessaria per essere protetti dalla malattia grave contro Omicron è più bassa rispetto alle altre varianti, e dopo la terza dose si riduce ancora di più. Con i vaccini necessari saremo in grado di proteggerci.

Vaccini sui bambini, servono?

«C'è una certa riluttanza a vaccinare i bambini, ci siamo messi a studiare il siero raccolto tre mesi dopo l'infezione sui bambini che si sono infettati ad agosto di quest'anno con il virus Delta. Il pericolo di reinfezione è alto: solo il 10% è protetto, per la Omicron siamo allo 0% - ha spiegato Bonfante -. Ci sono bambini che si sono reinfettati anche due o tre volte, quindi il vaccino è necessario.

Va detto che i bambini ci hanno sempre sorpreso, avevano pochi sintomi e una risposta anticorpale enorme nell'arco di sei giorni, si negativizzano assai prima. Gli studi sulle reinfezioni da Omicron o Delta sono ancora in corso, i bambini possono avere forme di Long Covid, ma c'è bisogno di tempo e alti numeri per capire esattamente quale sia l'andamento».

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Il test sierologico serve a qualcosa?

«Nel giro di 2 mesi ne sono stati approvati circa 200, ce n'è di tutti i tipi, alcuni molto specifici, altri che dicono se si hanno o meno anticorpi. Adesso con Omicron, per avere idea del livello di protezione, non esistono test validi, poiché il virus è mutato profondamente e i test sono basati sul virus di due anni fa».

Quarta dose, servirà?

«I produttori di vaccino stanno aggiornando i sieri perché abbiano uno spettro di azione per più varianti, un'ulteriore dose, il più avanti possibile, potrebbe essere fatta con vaccini nuovi», è intervenuta in conclusione la dottoressa Ricci.


Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Dicembre 2021, 09:37
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