Treviso. Ciclista ucciso dall’auto pirata: a processo i Gashi, gli stessi kosovari dell'omicidio di Fiera

Ciclista ucciso dall’auto pirata: a processo i Gashi, gli stessi kosovari dell'omicidio di Fiera

di Giuliano Pavan

TREVISO - L’incidente costato la vita a Luciano Paro, pensionato 76enne di Sant’Antonino travolto da un’auto pirata in via Podgora l’8 maggio 2021, e l’omicidio di Ragip Kolgeci, il 52enne kosovaro ucciso a coltellate e sprangate il 12 ottobre 2022 in viale IV Novembre a Fiera, sono legati da un filo rosso: i presunti responsabili. Se per il delitto il procedimento penale è già incardinato di fronte alla corte d’assise del tribunale di Treviso, il 21 maggio prossimo si terrà l’udienza preliminare per l’investimento.

E sotto accusa ci sono 4 persone, tutte di origine kosovara, e tutte imputate per il regolamento di conti finito nel sangue a Fiera. Si tratta del Leonard Gashi, 37 anni, accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso, dei fratelli Valmir (considerato uno dei due killer di Ragip Kolgeci) e Bardhyl Gashi e di Bedri Jakupi (a processo per concorso in omicidio) chiamati a rispondere di incendio doloso e favoreggiamento personale.

LA VICENDA

L’incidente di Luciano Paro in un primo momento non sembrava grave. L’anziano sanguinava da un piede, la caviglia era rotta, ma era sempre stato cosciente e in condizione discrete. Trasportato in ospedale, durante le cure del caso aveva accusato però un malore: un arresto cardiaco che lo aveva stroncato in pochi minuti. La tragedia era avvenuta, come detto, l’8 maggio 2021, intorno alle 19.15, nel quartiere di Sant’Antonino a Treviso. Luciano Paro, residente in zona, era stato investito da un’auto, una Golf bianca, mentre si trovava in sella alla sua bici in via Podgora, a due passi da casa. Soccorso prima da alcuni passanti e poi dai sanitari del Suem 118, il 76enne, una volta portato al C’ Foncello, era entrato in una crisi cardiaca da cui non si era più ripreso. Immediate erano scattate le indagini per risalire al pirata della strada che lo aveva travolto.

LE INDAGINI

Le indagini erano state affidate alla polizia locale di Treviso. Gli agenti avevano in mano le immagini delle telecamere di videosorveglianza installate in zona che avevano ripreso tutta la scena, compresa la targa dell’auto. La caccia aveva portato in poco tempo a iscrivere nel registro degli indagati il proprietario della vettura, risultato poi estraneo ai fatti perché aveva solo prestato l'auto a un parente.

Da lì si è arrivati a stabilire, con tanto di riscontri fotografici, che a guidare la Golf, secondo la Procura, era Leonard Gashi. Auto che, il 12 luglio successivo, era stata trovata bruciata in un campo di Maserada sul Piave. A occuparsi di far sparire le prove, ovvero dando alle fiamme la vettura, per gli inquirenti sono stati i parenti di Leonard, ossia Valmir e Bardhyl Gashi e Bedri Jakupi. Gli inquirenti sono arrivati a loro analizzando i tabulati telefonici dei loro cellulari: al momento dell’incendio avevano tutti agganciato le celle vicino al campo di Maserada dove è stata poi ritrovata la Golf bianca.

Chiusi gli accertamenti tecnici, la Procura ha così chiesto il processo per i quattro kosovari.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Aprile 2024, 18:54
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