Mafia Roma, corruzione in appalti Ama. Buzzi «una minaccia per le istituzioni»

Mafia Roma, corruzione in appalti Ama Buzzi «una minaccia per le istituzioni»

di Davide Manlio Ruffolo
Mafia Capitale e corruzione in appalti pubblici, in particolare «nell'Ama (l'azienda municipale che si occupa di rifiuti, ndr) in cui il fenomeno corruttivo ha raggiunto la massima espressione inquinando tutte le gare di appalto». Questo emerge dalle 143 pagine di motivazioni con cuil Riesame ha confermato l'aggravante mafiosa e il carcere per Salvatore Buzzi e disposto i domiciliari per l'ex direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon.





Per i giudici l'Ama «piuttosto che improntare la propria attività a criteri di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, ha intrattenuto con le cooperative di Buzzi rapporti basati sulla corruzione». L'evidenza sarebbe contenuta nei «frenetici scambi di sms e nei frequenti incontri» avvenuti fra il re delle coop e l'ex dg di Ama che denoterebbero «l'esistenza di interrelazioni e contatti del tutto anomali nel corso di una procedura di aggiudicazione di un appalto». Nelle numerose pagine, inoltre, vengono affrontati i ruoli ricoperti da Buzzi e Fiscon. Il primo, considerata la mente economica di Mafia Capitale, appare «una concreta minaccia per le istituzioni» e un «pericolo per la società a tutti i livelli».

Una pericolosità dovuta alla «sua capacità di infiltrazione nel settore politico-imprenditoriale-economico attraverso la complicità di Carminati, del quale sfrutta la fama criminale». Fiscon, invece, appare leggermente defilato rispetto all'organizzazione. Secondo i magistrati non «è stata individuata specifica utilità conseguita da Fiscon per la sua opera in favore dell'associazione criminale se si esclude la promessa di pulizia nel proprio appartamento».



Questa mancata retribuzione suggerisce ai giudici che «sussistono dubbi in ordine al riconoscimento dell'aggravante mafiosa perché non emergono indizi univoci in ordine alla coscienza di agevolare l'associazione». Il Riesame si è espresso anche nei confronti dell'ex ad dell'Ente Eur Riccardo Mancini considerato «un funzionario corrotto, ma non sembra possa essere affermato che egli faccia parte dell'associazione criminale perché emergono elementi contraddittori e, talvolta, è stato minacciato e addirittura picchiato». Per i giudici, in conclusione, Mafia Capitale «dimostra il fallimento della funzione rieducativa della pena» dato che Buzzi «pur essendo stato condannato negli anni '80 per omicidio volontario e pur avendo beneficiato della grazia è tornato a delinquere».
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Gennaio 2015, 08:10