Grillo garantista, aiuto a Raggi: "L'indagato non deve dimettersi"
di Stefania Piras
LA RATIFICA
Il codice sarà ratificato oggi online ed elimina definitivamente l'automatismo indagato-dimissioni. Perché, si legge, «la ricezione di informazioni di garanzia o di un avviso di conclusione delle indagini non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce». Per tutto il resto, si specifica, i garanti saranno investiti di un enorme potere discrezionale in cui valuteranno volta per volta, indagine per indagine.
L'unico obbligo che rimane è quello di informare con una mail lo staff, ovvero «il gestore del sito». Ma il codice offre un'ampia panoramica sul nuovo assetto garantista: si caldeggiano le autosospensioni «in qualsiasi fase del procedimento penale» come attenuanti e come limbo salvifico contro gli attacchi giudiziari e a tutela dell'immagine del M5S. E niente paura, sembra di leggere tra le righe un messaggio per i deputati siciliani sospesi che si erano rifiutati di autosanzionarsi, che l'autosospensione «non implica di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità».
La paura della magistratura c'è e da tempo, da quando la sindaca più importante del Movimento, Virginia Raggi, è stata pericolosamente lambita dalle inchieste. Questo regolamento che era in cantiere da mesi è la conseguenza diretta dell'ossessione di finire nel tritacarne dell'uso politico della giustizia e di essere boicottati. Da chi? Dagli attivisti, ex e non, dai nemici politici che depositano denunce che si trasformano in ostacoli giudiziari e amministrativi insieme. Era Davide Casaleggio che invitava a votare il nuovo regolamento sulle espulsioni online per aumentare «le nostre difese dagli attacchi giudiziari e politici». Grillo ribadì il concetto e lanciò la propria idea di giurisprudenza politica con un messaggio molto chiaro ad avvocati e magistratura: «Processi, burocrazie, codici e codicilli non possono fermarci perché siamo uniti e compatti verso lo stesso obbiettivo».
Perché, diceva, il M5S «trova difficoltà a essere riconosciuto dalle leggi attuali perché la sua struttura e organizzazione è molto più avanzata di quelle regolamentate dai codici». Il nuovo prontuario giudiziario non è stato accolto con entusiasmo dalla base nutrita a pane e giustizialismo. Ieri il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, espulso dal M5S, ha ricordato l illegittimità della sua sospensione proprio perché a quel tempo mancava un regolamento. Il deputato emiliano Michele Dell'Orco ha ammesso: «Codice migliorabile». Nel nuovo regolamento la condanna in primo grado e tutto ciò che è equiparato a essa, diventa un motivo grave per mantenere la carica elettiva. Tradotto: dimissioni.
Restano fuori i reati d'opinione su cui decidono i garanti. Al di là delle condanne però, c'è chi fa notare che c'è un altro motivo che può inchiodare alle dimissioni Raggi. Perché: «anche durante la fase di indagine, quando emergono elementi idonei ad accertare una condotta che, a prescindere dall'esito e dagli sviluppi del procedimento penale, sia già lesiva dei valori, dei principi o dell'immagine del MoVimento 5 Stelle. La condotta sanzionabile può anche essere indipendente e autonoma rispetto ai fatti oggetto dell'indagine». Fonti del M5S spiegano questo passaggio: se uscissero intercettazioni compromettenti, poco dibattibili in sede di processo, al di là degli avvisi di garanzia, garanti e organi di disciplina potrebbero premere il tasto fine. La condotta è dunque nel mirino.
E qualcuno sarebbe già pronto a scrivere la pagella negativa di Raggi. Basta leggere le parole della sorella della senatrice romana Paola Taverna, Annalisa, rivolta alla sindaca con insulti pesanti. La Raggi viene accusata di aver «fatto piazza pulita dei 5 Stelle» ed «essersi contornata del non plus ultra della m...». «Comportati da 5 Stelle - l invito di Annalisa Taverna - altrimenti t'appennemo per le orecchie....».
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Gennaio 2017, 09:10
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