Dai trasporti ai rifiuti, Roma in ginocchio per gli scioperi di ieri

Dai trasporti ai rifiuti, Roma in ginocchio per gli scioperi di ieri

di Paola Lo Mele
Lo sciopero indetto in occasione della festa della donna, ha fatto sentire i suoi effetti nella Capitale. A partire dai trasporti, i servizi alla cittadinanza hanno risentito di un 8 marzo poco celebrativo e molto di protesta. Come negli anni ‘70, le femministe hanno voluto riprendersi la scena indicendo uno sciopero globale contro le discriminazioni e la violenza che ogni anno uccide circa cento donne in Italia.

Nel tpl le ragioni della mobilitazione, portate avanti dall’Usb, si sono unite alle vertenze territoriali di altre sigle. Così in mattinata si sono fermate tutte le metro, A, B e C, insieme alla Roma-Lido, con l’Atac che ha registrato il 18,6% di adesioni. Sulla ferrovia Roma-Viterbo, come pure sui bus e i tram, l’alert è stato lo stesso per tutta la giornata: «possibili riduzioni o cancellazioni di corse». Ciliegina sulla torta, chiuso anche lo sportello al pubblico di Roma Servizi per la Mobilità. Per venire incontro alle esigenze di mobilità dei cittadini ieri il Campidoglio ha predisposto che varchi delle zone a traffico limitato diurne del centro storico e di Trastevere non fossero attivi. Inferiore l’adesione allo sciopero in Cotral, dove ieri mattina hanno incrociato le braccia il 3,4% dei dipendenti aziendali.

Cortei, sit-in, assemblee nelle piazze, nelle scuole, negli ospedali e nelle università hanno animato la Capitale. Lo sciopero ha interessato anche l’Ama, la municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti e dello spazzamento delle strade. In questo caso però l’azienda ha sottolineato un’incidenza limitata sull’erogazione complessiva dei servizi. Nel pomeriggio in tante hanno partecipato al corteo principale della giornata romana, che è partito dal Colosseo ed è arrivato a piazza San Cosimato. «Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo», lo slogan. «A cento anni dall’8 marzo 1917, torneremo in strada in tutto il mondo, a protestare e a scioperare contro la guerra che ogni giorno subiamo sui nostri corpi: la violenza, fisica, psicologica, culturale, economica. Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!», hanno sottolineato le donne della rete Non Una Di Meno.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Marzo 2017, 08:47
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