Ricettazione e riciclaggio di materiale hi-tech,
l'attore Alberto Gimignani nei guai

Ricettazione e riciclaggio di materiale hi-tech, ​l'attore Alberto Gimignani nei guai

di Mario Fabbroni
Dal set al carcere. Una parabola che gi in passato ha contraddistinto le storie di molti personaggi famosi. Stavolta nelle polvere finito l'attore Alberto Gimignani, 53 anni, dai ieri nell'istuto di pena di Regina Coeli per una presunta vicenda di riciclaggio “tecnologico”.





Secondo le gravi accuse formulate dal pm Tiziana Cugini, Gimignani (protagonista di fiction italiane di successo come “Il commissario Rex” e “La Piovra”) avrebbe ottenuto 30-40 euro di compenso per ogni cellulare trafugato e quindi riattivato.



Dopo essersi presentato spontaneamente ai militari della caserma delle Compagnia Centro non appena rientrato a Roma da un viaggio di lavoro effettuato negli Stati Uniti, l'attore ha scoperto di essere stato incastrato dalle intercettazioni telefoniche e dall'esito di una perquisizione nella sua abitazione a Trastevere. In queste ore rischia il giudizio immediato per il reato di cui è stato accusato.



Il nome di Gimignani compare infatti in un'ordinanza di custodia cautelare nella quale si contesta il furto di telefoni cellulari di ultima generazione ed il loro riutilizzo, dopo che le compagnie avevano provveduto alla disattivazione, attraverso lo sblocco degli smartphone trafugati con l'uso di codici che l'attore sarebbe riuscito a procurarsi tramite internet.

In pratica, un'attività ai limiti della legalità comunemente indicata con il sostantivo “craccare” nelle comunità di hacker online.



I telefoni rimessi in uso venivano poi venduti a basso costo in Tunisia ed a Porta Portese. Non a caso, i carabinieri della compagnia Roma Centro sono risaliti all'organizzazione malavitosa identificando alcuni autori di furti e borseggi ai danni di turisti italiani e stranieri avvenuti sui mezzi pubblici della Capitale. Le intercettazioni, oltre alla perquisizione nell'abitazione dell'attore (trovato un computer con codici degli apparecchi rubati) hanno quindi permesso ai militari di risalire a Gimignani ed al suo presunto ruolo nell'organizzazione che trafficava in smartphone, composta in tutto da 17 persone di nazionalità tunisina e romena.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Luglio 2014, 11:45
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