Hiv, nuovi casi di contagio dopo l'arresto
di Valentino T: malati anche altri due uomini

Hiv, altri due casi di contagio dopo l'arresto di Valentino T.

di Adelaide Pierucci


LE INDAGINI
Al primo appuntamento portava un mazzo di fiori. E poi si mostrava attento e gentile. È stata la galanteria la trappola con cui Valentino T., l'untore di Aids arrestato a Roma, adescava le vittime. Era il tranello con cui le faceva innamorare per poi vivere con loro, in disinvoltura la passione sessuale, senza rivelare che era malato, tradendole e mietendo altre vittime da sacrificare. Secondo gli ultimi accertamenti della Procura, l'uomo, oggi 31enne, in dieci anni ha contagiato quindici partner e, indirettamente, anche due uomini. Ossia gli attuali compagni di due delle donne infettate. Una condanna a una malattia devastante inflitta senza pietà per gli inquirenti, il cui bilancio, purtroppo, non è ancora chiuso.

LE TESTIMONIANZE

Altre ex fidanzate stanno contattando piazzale Clodio per denunciare di avere avuto rapporti non protetti con l'impiegato “modello” che diffondeva il virus. Nuove accuse che, via via, aggravano il quadro indiziario contro di lui, finito in carcere con l'accusa di lesioni gravissime, inizialmente per sei vittime.
Le denunce sono strazianti. «Mi sono resa conto di essere sieropositiva quest'anno», ha raccontato ieri una ventinovenne. «Per mesi - ha aggiunto - ho scavato nel mio passato per capire quale potesse essere la fonte del contagio. Poi qualche giorno fa ho letto dell'arresto di Valentino, un ragazzo con il quale ho avuto una breve storia nove anni fa, nel 2006, e ho capito. Tenetelo in carcere».

ACCUSA E DIFESA

E spetterà ai giudici del Tribunale del Riesame oggi decidere se revocare la misura cautelare in carcere con quella ai domiciliari, come sollecitato dalla difesa. La Procura esprimerà parere negativo convinta che l'indagato sia pericoloso. Anzi per l'untore, con il viso da bravo ragazzo, il pm Francesco Maria Scavo potrebbe aggravare la contestazione proponendo l'accusa di lesioni gravissime volontarie, al posto di quelle contrassegnate dal dolo eventuale, ossia dalla prefigurazione che il contagio potesse verificarsi o meno, accettandone il rischio, come ritenuto inizialmente.
Dal giorno in cui è stato reso noto l'arresto il centralino della polizia di Stato di piazzale Clodio, delegata alle indagini, ha squillato ripetutamente. «Fermate l'orco». «Ha usato anche me», gli sfoghi più ricorrenti. Gli incontri con gli inquirenti da giorni vengono scaglionati. Ieri altre donne hanno messo a verbale il loro incubo. «Amava il sesso naturale - ha raccontato una trentenne - e visto che eravamo giovani mi sembrava bello così. Adesso ho scoperto che ho trasmesso la malattia al mio compagno». L'impiegato infatti nascondeva il suo segreto dal 2005, quando si era sottoposto al test Hiv allo Spallanzani. Aveva 21 anni allora, l'età media delle sue vittime, tutte tra i quattordici e i trent'anni, e spesso conosciute in chat, usate forse per vendetta.
Lui intanto dal carcere si è sfogato: «Io un playboy? Ho avuto una decina di fidanzate. La malattia non si è mai manifestata con i sintomi, quindi, credevo di non poter contagiare nessuno». Bugie, secondo la Procura. Allo Spallanzani, nonostante si rifiutasse di seguire le terapie, gli erano stati spiegati i rischi per le partner.

Untore con l'#Hiv a #Roma.

Altri due casi: sono i fidanzati di due ragazze

Posted by Leggo - Il sito ufficiale on Venerdì 11 dicembre 2015

Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Dicembre 2015, 12:19