Napolitano: “Parlare di voto anticipato
o di scissione porta instabilità"

Napolitano: “Parlare di voto anticipato o di scissione porta instabilità"

di Alessandra Severini
ROMA - Lui lascerà, ormai è certo, ma il governo deve andare avanti e realizzare le riforme annunciate. Perché l'Italia ha bisogno di stabilità politica. Il discorso del presidente Napolitano, fatto in quello che sarà l'ultimo suo saluto di fine anno alle alte cariche istituzionali, è stato un richiamo forte alla politica, un'esortazione a non perdere tempo con dannose «discussioni ipotetiche» su voti anticipati, scissioni e con ostruzionismi continui attraverso «spregiudicate tattiche emendative».





Napolitano ha confermato le sue dimissioni subito dopo la fine del semestre italiano di presidenza Ue, ma ha anche espresso pieno sostegno al Governo di Matteo Renzi e esortato chi appare «incapace di percepire la cruda realtà» in cui si trova l'Italia a impegnarsi per realizzare le riforme, prima fra tutte quella del bicameralismo. Un richiamo anche alla minoranza Pd, invitandola a non perdere di vista «la linearità della democrazia» che prevede regole interne ai partiti, disciplina e stabilità dell'esecutivo. Perché oggi il paese ha bisogno di interrompere questo “confuso, nervoso agitarsi che torna ad evocare, in quanti seguono le vicende dell'Italia, lo spettro dell'instabilità, perchè il danno può essere grave».



La via, insomma è quella tracciata dal governo Renzi, ora «l'imperativo» è realizzarla. Un discorso di cui il premier non può che essere soddisfatto, nonostante il cammino della legge elettorale proceda ancora a rilento in Parlamento. Renzi spera che Napolitano lasci il Quirinale almeno dopo l'approvazione dell'Italicum al Senato, ma sulla riforma della legge elettorale pendono oltre 17mila emendamenti. Ma la vera partita a cui tutti guardano è la nomina del successore di Napolitano. Berlusconi vorrebbe blindare un accordo con il Pd, ma per farlo deve tenere insieme il suo partito e sedare la ribellione di Fitto e dei suoi seguaci.Anche il M5s è sempre più alle prese con polemiche e malumori interni. Ieri l'addio del deputato siciliano Tommaso Currò, che ha annunciato in aula di «non riconoscersi più nel progetto politico» cinquestelle, votando con la maggioranza la risoluzione sul Consiglio europeo. Altri deputati potrebbero seguire il suo esempio, andando a ingrossare le fila degli ex pentastellati che hanno lasciato il gruppo ma sono rimasti in Parlamento.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Dicembre 2014, 09:36
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