Milano, profughi a Porta Venezia:
i residenti si ribellano
di Simona Romanò
Gli abitanti dicono basta. «Mangiano e dormono per strada, fanno i bisogni a cielo aperto dove capita, creando degrado e insicurezza, visto che siamo costretti a fare lo slalom per evitarli - spiega Paolo Uguccioni, presidente del comitato Venezia-Buenos Aires - Se la città non è in grado di risolvere il problema, che riguarda anche il governo, siamo nei pasticci. Aiutiamoli, ma distinguiamo i profughi siriani, che scappano dalla morte, dai clandestini. Non si può vivere in un quartiere sotto assedio».
Qualche provvedimento è già stato preso, quando due mesi fa Uguccioni ha incontrato il questore Luigi Savina: sono stati evitati i picnic sul sagrato della chiesa del Lazzaretto dove si radunavano per sfamarsi. Ora è l’Opera di San Francesco a offrire 500 pasti al giorno. L’ondata di eritrei dell’ultimo mese ha però riaperto il caso: i negozianti lamentano «un crollo del fatturato del 30% , perché i clienti scappano», e si dicono pronti alle ronde fai-da-te con il consenso delle opposizioni di Palazzo Marino. Ma è lo stesso assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, ad arrendersi: «Siamo intervenuti con vigili e operatori. Ora, spetta alla polizia». Rabbia anche in consiglio di Zona 3, dopo la riunione infuocata di giovedì scorso: «Il Comune firmi in fretta una convezione con la Croce Rossa Italiana - suggerisce il consigliere Vincenzo Viola (FdI) - che è attrezzata per gestire le emergenze, anche a livello sanitario».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Luglio 2014, 13:31
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