Il mistero del boom di ultracentenari nelle case popolari. Il Comune: "Sono troppi, qualcosa non va"

Il mistero del boom di ultracentenari nelle case popolari. Il Comune: "Sono troppi, qualcosa non va"

di Simona Romanò
A vivere nelle case popolari di Palazzo Marino sono soprattutto anziani over 65 anni rimasti soli. Mentre si apre il caso degli ultracentenari: ben 323 sono intestatari di un contratto di affitto. E soltanto un capofamiglia su cinque ha un posto di lavoro.

È la fotografia scattata da Metropolitana Milanese, che dal 1° dicembre gestisce i 28.791 alloggi di edilizia residenziale di proprietà del Comune subentrando ad Aler.





Sotto la lente d’ingrandimento un campione di 500 inquilini che ha permesso di disegnare il primo identikit degli abitanti dei caseggiati popolari, illustrato ieri: due su tre hanno più di 65 anni, ovvero il 67,5% quando a Milano rappresentano il 29,3% della popolazione. Ed è giallo per i 323 ultracentenari (circa 500 in tutta la città). «Sono troppi – ammette il presidente di Mm, Davide Corritore – qualcosa non va. Non può essere una situazione reale. Stiamo lavorando per mettere ordine». Presto per fare ipotesi. Si parte da dati certi sui residenti: oltre la metà (53,7%) vive nello stesso stabile da oltre 30 anni; solo il 18,7% lavora, mentre il 9,6% sono casalinghe, il 66.3% pensionati, il 5,4% disoccupati o studenti.



La famiglia tipo è formata da una sola persona: 9.400 casi, fra cui 5.000 over 75. Quali richieste rivolte a Mm? In primis, la manutenzione (26%), dalla lampadina fulminata da cambiare sulle scale ai cancelli rotti da sistemare. A seguire, la sorveglianza e i controlli amministrativi. Al quarto posto, invece, «allontanare gli abusivi». I grandi vecchi hanno sempre più bisogno di assistenza. E l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, si è già mobilitato: «Da qualche settimana abbiamo potenziato gli aiuti e a oggi sono 8.155 gli inquilini dei caseggiati seguiti dai custodi sociali e più di 4.000 ricevono pasti a casa». Mentre la collega alla Casa, Daniele Benelli, rilancia «l’importanza di attivare presidi territoriali e servizi di prossimità».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Febbraio 2015, 09:15
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