Aggressioni con l'acido, Martina in tribunale:
"Ho avuto troppi uomini, volevo purificarmi..."

Martina e l'acido: "Ho avuto troppi uomini, volevo purificarmi..."
Si è svolto oggi, presso il Tribunale di Milano, l'interrogatorio a porte chiuse di Martina Levato, ex studentessa bocconiana accusata insieme al compagno Alexander Boettcher di una serie di aggressioni con l'acido ai danni di alcuni giovani.



«Ero dispiaciuta di non aver detto ad Alex dei miei ex fidanzati, lui era in lutto per il mio passato di vita frivola, quindi ho preso in mano io la situazione e ho voluto risolvere, perché volevo diventare una donna e una mamma» - ha raccontato Martina - «Tutti gli uomini mi vedevano solo come un oggetto sessuale, mi hanno usata, mentre Alex è l'unico che mi ha capita davvero».











Da quanto si è saputo, nell'udienza a porte chiuse Martina Levato avrebbe dunque fornito un movente sentimentale per le sue azioni, anche se per ora non ha affrontato le aggressioni subite da Stefano Savi e Giuliano Carparelli. In ogni caso, la giovane starebbe difendendo ancora Alexander Boettcher, precisando che fu lei «a prendere in mano la situazione, perché volevo risolvere». La studentessa ha raccontato che Boettcher la trattava «con rispetto», ma poi ha scoperto il suo passato «frivolo» e quindi «è andato come in lutto».



Con gli altri ragazzi con cui aveva avuto relazioni, come Pietro Bardini e Giuliano Carparelli, lei invece si è sentita trattata «come un oggetto sessuale». Per quanto riguarda l'episodio di Antonio Margarito, il ragazzo che subì un tentativo di evirazione, Levato ha insistito sul fatto che il giovane prima l'avrebbe violentata nel corso di una vacanza nel 2013 e poi l'avrebbe aggredita in macchina nel maggio 2014, tanto che «mi colpì con un pugno in faccio e io reagii con una coltellata». Il fascicolo di violenza sessuale a carico di Margarito è stato però archiviato.



"HO COLPITO CHI MI HA FATTO MALE" Martina Levato volle colpire con l'acido il suo ex fidanzatino Pietro Barbini e Giuliano Carparelli, con il quale aveva avuto una fugace relazione in discoteca, perché entrambi «mi avevano fatto del male», l'avevano trattata come un «oggetto sessuale» e, dunque, lei voleva «eliminare» questo passato «negativo». Lo ha spiegato la stessa ragazza nel corso dell'interrogatorio nel processo con rito abbreviato davanti al gup di Milano Roberto Arnaldi. E in questo «progetto», sempre stando alla versione della giovane che ha pianto alcune volte e che continua a difendere l'amante Alexander Boettcher, il presunto complice, il bancario Andrea Magnani, l'avrebbe aiutata perché era «malleabile e influenzabile» e sarebbe stato lui ad avere l'idea di utilizzare l'acido. E sarebbe stato sempre lui ad acquistarlo. Il bancario, in pratica, sarebbe stato un «mero strumento» a sua disposizione, un «mero esecutore», una sorta di «servo muto». La ragazza, da quanto si è saputo, ha negato l'esistenza di una lista di futuri obiettivi da colpire di cui aveva parlato Magnani. Secondo la ragazza, poi, Barbini le avrebbe fatto del «male» perché, come aveva già detto nella sua confessione nel primo processo, era insistente e ossessivo nei suoi messaggi e lei stava subendo una sorta di stalking. Per quanto riguarda Carparelli, invece, Levato ha raccontato che lei lo baciò solamente mentre si rifiutò di compiere un atto sessuale che lui le aveva chiesto.



"NON HO AGGREDITO SAVI" Martina Levato, interrogata nel processo su una serie di aggressioni con l'acido, ha ammesso solo i lanci contro Pietro Barbini e Giuliano Tartarelli, mentre ha negato il blitz contro Stefano Savi e ha difeso Alexander Boettcher non rispondendo. Il presunto complice Andrea Magnani avrebbe agito come un «servo».



"MAGNANI MI PROPOSE DI USARE ARMI" Il presunto complice della cosiddetta 'coppia diabolica', Andrea Magnani, «mi propose di usare le armi, ma io non ho voluto perché non volevo uccidere». Lo ha sostenuto Martina Levato interrogata nel processo con rito abbreviato per una serie di aggressioni con l'acido. Secondo la ragazza, fu sempre Magnani ad avere l'idea di usare la sostanza corrosiva, lui che era «influenzabile» e che avrebbe agito come «mero esecutore del mio progetto».



"SONO VICINA ALLA MADRE DI BARBINI" «Dopo il parto, quando sono diventata madre, ho capito e mi sono sentita vicina alla sofferenza della mamma di Pietro Barbini». È quanto, in sostanza, avrebbe detto MartinaLevato, la studentessa condannata a 14 anni per l' aggressione a Barbini e sotto processo per altri episodi, nel corso dell'interrogatorio a porte chiuse davanti al gup. La studentessa, già nelle ultime udienze del processo sul caso Barbini, si era detta pentita di aver lanciato l'acido contro di lui.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Novembre 2015, 22:14
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