Napoli, si uccide per il video hard finito in rete: voleva fare un dispetto al suo fidanzato
di Marco Di Caterino
Tiziana, ironia della sorte, si è tolta la vita per quel mi piace, - una frase a prima vista davvero gentile, ma che tale non è - cliccato qualche milione di volte, tanto è stato visto uno dei video dal titolo: Stai facendo un video? Bravo, una frase pronunciata dalla ragazza, mentre guardava nell'obiettivo del cellulare che di lì a poco avrebbe ripreso tutta la scena, e chiuso per sempre la normalità della ragazza.
Sono stati quei stupidi filmati a spezzare la sua vita. Ce ne sono centinaia e tutti con migliaia di contatti e mi piace. La foto di Tiziana, e sotto montaggi vergognosi su quel Stai facendo un video? Bravo.
Un tormentone, stampato persino sulle t-shirt. Una frase che ha raccolto persino centinaia di gruppi, tutti a girare il dito in una piaga sempre più dolorosa e insopportabile per Tiziana. Un esempio? Persino nelle ore successive alla notizia della sua morte, questi video continuavano a girare. Su You Tube, una ragazza, una sola in un mare di indifferenza, ha postato nello spazio dei commenti : Forse è meglio che lo togli perché Tiziana si è uccisa.
L'INDIFFERENZA
Una notizia che ha lasciato indifferenti anche gli ottocentomila e più contatti sul video. L'effetto che fa Tiziana ai napoletani, dai quali non è giunta nessuna parola di scusa, immaginarsi poi quelle della pietà. Eppure questa povera ragazza, per uno scherzo, ha vissuto un anno d'inferno. E' stata costretta a cambiare identità. Sperando in una sentenza, che come ha affermato il suo avvocato Roberta Foglia Manzillo, le desse diritto all'oblio, che in termini giuridici e nel caso specifico, sta nella immediata rimozione dei video incriminati, e mai autorizzati dalla ragazza.
Cinque giorni fa, il giudice del tribunale di Aversa, Monica Marrazzo, ha riconosciuto in questa brutta vicenda la lesione del diritto alla privacy di Tiziana, contestando ai vari social forum di non aver rimosso all'istante i video lesivi della sua reputazione. Il suo legale, ha citato in giudizio, non solo chi ha postato i video, sui quali ora sono in corso le indagini preliminari - ma anche, lo stesso Facebook, Yahoo, Google e Youtube, sostenendo che fosse applicato il diritto all'oblio - e di - avere ottenuto il provvedimento d'urgenza, che comporta in caso di inadempienza una multa fino a 10mila euro al giorno per i motori di ricerca e Facebook Ireland. Ora la vicenda ha preso un'altra piega. Abbiamo aperto un fascicolo per induzione al suicidio è stato il lapidario commento di Francesco Greco procuratore capo della Procura di Napoli Nord, che auspica anche un rapido intervento del legislatore per mettere ordine sui casi di bullismo, stalking e violazione della privacy commessi in rete. I carabinieri della compagnia di Giugliano hanno avviato le indagini. Il magistrato ha disposto il sequestro della salma dove verrà effettuata l'autopsia.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Settembre 2016, 09:23