«Gli sparai e lo uccisi, poi chiamai la polizia - ricorda Salvatore - Fui accusato di omicidio volontario, ebbi un processo, fui condannato. Il mio avvocato presentò in ritardo la domanda d'appello e divenne definitiva la sentenza che, con le attenuanti concesse a un incensurato, fu di 9 anni e 4 mesi. Ho scontato 6 anni, 7 mesi e 8 giorni tra Poggioreale e Secondigliano. Ora risulto con un pesante precedente penale, abbandonato dallo Stato. Per difendere me e la mia ex moglie, ho perso lavoro e famiglia».
Salvatore, che ha scontato la pena nel 2002, era chef a Sorrento.
Ha dovuto riciclarsi e ora fa l'autista di camion. Ha due figlie, una con la moglie di allora. Ha un convinzione, in questi giorni di discussione della modifica alla legge sulla legittima difesa: «Rifarei quello che feci allora, anche con le stesse norme. Ho dovuto difendermi da solo, dov'era lo Stato quel giorno? Difendermi mi è costato 40 milioni di lire di onorari per l'avvocato». Vive oggi a San Giovanni a Teduccio, a Napoli. Si è rifatto una vita, ma pesa quell'esperienza di carcere e vita. È macchia indelebile sui suoi precedenti penali.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Maggio 2017, 08:44
© RIPRODUZIONE RISERVATA