"Io, condannato a sette anni
per aver difeso la mia famiglia"

"Io, condannato a sette anni per aver difeso la mia famiglia"

di Gigi Di Fiore
La casistica è infinita e non ha barriere geografiche. Commercianti, pensionati, artigiani, imprenditori, accusati dell'omicidio di uno o più ladri che si erano intrufolati nelle loro case o nei loro negozi, hanno dovuto affrontare processi mai scontati. Con le norme ancora in vigore sulla legittima difesa, ogni giudice ha valutato in maniera diversa chi ha sparato al proprio aggressore. E così c'è chi è stato condannato per omicidio volontario e chi ne è uscito con un'assoluzione per legittima difesa. Molti tra quelli che hanno già scontato una condanna in carcere ricordano con rabbia e delusione la loro esperienza. È il caso di Salvatore Migliardi, un napoletano di 47 anni che il 19 settembre 1991 uccise un uomo entrato alle nove di sera nella sua casa di Lettere con l'inganno. Salvatore era con la moglie, affrontò l'intruso, che era armato di pistola, ed ebbe la meglio. Strappò la pistola dalle mani del ladro

«Gli sparai e lo uccisi, poi chiamai la polizia - ricorda Salvatore - Fui accusato di omicidio volontario, ebbi un processo, fui condannato. Il mio avvocato presentò in ritardo la domanda d'appello e divenne definitiva la sentenza che, con le attenuanti concesse a un incensurato, fu di 9 anni e 4 mesi. Ho scontato 6 anni, 7 mesi e 8 giorni tra Poggioreale e Secondigliano. Ora risulto con un pesante precedente penale, abbandonato dallo Stato. Per difendere me e la mia ex moglie, ho perso lavoro e famiglia».

Salvatore, che ha scontato la pena nel 2002, era chef a Sorrento.
Ha dovuto riciclarsi e ora fa l'autista di camion. Ha due figlie, una con la moglie di allora. Ha un convinzione, in questi giorni di discussione della modifica alla legge sulla legittima difesa: «Rifarei quello che feci allora, anche con le stesse norme. Ho dovuto difendermi da solo, dov'era lo Stato quel giorno? Difendermi mi è costato 40 milioni di lire di onorari per l'avvocato». Vive oggi a San Giovanni a Teduccio, a Napoli. Si è rifatto una vita, ma pesa quell'esperienza di carcere e vita. È macchia indelebile sui suoi precedenti penali.

 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Maggio 2017, 08:44
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