Si dà ai fornelli contro la crisi
e finisce nel gotha dei gourmet

Si dà ai fornelli contro la crisi e finisce nel gotha dei gourmet

di Camilla De Mori
UDINE - (Dis)occupati con le mani in pasta. In senso letterale. Raccogliere le storie (e un po’ le vite) di chi, come lei, aveva «un sogno grandissimo» (nel suo caso, il giornalismo) e «per il momento non ha trovato il suo spazio», ma seguendo «l’energia creativa» è riuscito comunque ad arrivare dove voleva, sta portando lontano Francesca Gobbo.





28 anni, di Campoformido, cresciuta in una casa che profumava sempre di pizza e di forno, è stata "raccontata" sulle blasonate pagine della bibbia dei gourmand, il Gambero Rosso, grazie al suo blog che parla di persone, quasi sempre precarie, che hanno incontrato la cucina «e con lei un nuovo modo di essere felici». E ora Francesca, una laurea in Scienze della comunicazione e il "patentino" da giornalista professionista, porterà la sua esperienza «su "Geo" su Rai3», in onda il giorno di Capodanno, come anticipa lei stessa.



Per Francesca, cresciuta «con le mani in pasta» e «attaccata alla gambetta» di nonna Lucia e nonna Alda quando spignattavano, la cucina era una di famiglia. Ma il grande amore profumava di inchiostro. Poi, dopo il master alla scuola di giornalismo e le "enne" collaborazioni, «al quinto stage che non portava a nulla di concreto ho detto: "Voglio pensare ad altro". Perché sapevo che con il giornalismo non avrei vissuto. Siccome amo molto cucinare, in particolare i dolci, ho cercato sul web un corso di pasticceria e ne ho trovato uno al Civiform, finanziato dal Fondo sociale europeo, come operatore della trasformazione agroalimentare addetto a lavorazioni di panetteria, pasticceria e gelateria. Su 25, in 8 eravamo laureati. Ho avuto ottimi maestri: su tutti, il pasticciere Danilo Mesaglio. Da lì è scoppiato l’amore».



E le nuove sfide: come quella per avere la glassa della Sacher «lucida e fluida al punto giusto e buona e profumata». Finito il corso, a ottobre 2013 è nato il suo diario virtuale di storie, riflessioni e ricette. «Il blog è proprio una terapia. D’urto, anche, certe volte», dice Francesca. «Mi dà la possibilità di fare il mio lavoro come se fossi il mio direttore responsabile, il mio redattore, il mio correttore di bozze. Il titolo (disoccupati in cucina, ndr) è volutamente provocatorio, ma il prefisso "dis" in verità si può mettere tra parentesi: sono tutte storie di persone che erano disoccupate o sotto-occupate e che poi hanno cambiato settore e la professione se la sono costruita grazie al cibo».



Storie anche friulane (cinque su sette), come quella dell’ex operaia Samantha, arrivata al cake design per non rinunciare al suo sogno artistico. O come quella di Angelica, che, accantonata la laurea in Lingue, ha scoperto la sua strada sfornando torte e biscotti.



L’idea era di Francesca, ma è stata "cucinata" in famiglia. «Volevo fare un blog che fosse legato al cibo ma avesse anche il giornalismo dentro. Avevo l’idea ma non riuscivo a concretizzarla: soprattutto a livello grafico mi mancava qualcosa. Quel "qualcosa" me l’ha dato mio fratello Matia, che vive a Londra e fa il web designer. Mio fratello Giordano, invece, che abita a Trieste e studia ingegneria industriale, mi ha creato tutto l’impianto fotografico. È stato un lavoro di squadra». Che ha coinvolto tutti i cervelli di famiglia. «I miei fratelli sono fantastici, ma il mio vantaggio competitivo è mio padre (Fiorenzo, imprenditore nel campo della robotica e apicoltore ndr), che mi ha sempre dato una marcia in più. Ora mi sta passando tutta la sua esperienza in apicoltura».



Ed è questa la nuova scommessa di Francesca, che, da giornalista, continua a sognare anche un’inchiesta sulla moria delle api. «Siamo in una fase di start up con una nuova azienda artigianale: faremo prodotti dolciari a base di miele. Spero di avviarla nei primi mesi del 2015. Mi piacerebbe anche creare a Londra un minimercato di esportazione per il miele e i prodotti a base di miele». Il blog? Se questi progetti si concretizzeranno «a quel punto dedicherò al sito un tempo diverso. Ma voglio tenerlo molto presente. Per me è una creatura viva. Comunque non rinuncio alla passione per il giornalismo: è una parte di me. È una cosa che sei, non una cosa che fai».
Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Dicembre 2014, 17:06