Napoli, così è finita la fuga dell'evaso: «Sono Robert, datemi da bere»

Napoli, così è finita la fuga dell'evaso: «Sono Robert, datemi da bere»

di Giuseppe Crimaldi
Preso. La fuga di Robert Lisowski è finita. A meno di quarantott'ore dalla sua evasione dal carcere di Poggioreale, il polacco arrestato il cinque dicembre con l'accusa di avere assassinato a sangue freddo un giovane ucraino torna dietro le sbarre. Ad intercettare il 32enne fuggitivo è stata una pattuglia della Squadra mobile della Questura: l'uomo si trovava in via Camillo Porzio, una traversa del corso Garibaldi. Stanco, provato dalle prime ventiquattr'ore che ne avevano segnato la formale irreperibilità, e con una gamba malconcia: si era ferito calandosi con un'improvvisata fune fatta di pezzi di lenzuola.
 
Lisowski aveva l'aria inebetita quando gli agenti lo hanno riconosciuto e intercettato. «Datemi da bere per favore, ho tanta sete», sono state le prime parole pronunciate mentre veniva trasferito in Questura per essere interrogato. Il volto tirato, due profonde occhiaie: a dimostrazione del fatto che la prima notte da uomo libero Robert deve averle trascorse senza dormire, e chissà su quale improvvisato giaciglio. Al momento dell'arresto indossava ancora gli stessi abiti (pantalone beige e camicia bianca) del giorno in cui aveva messo a segno un piano mai realizzato negli ultimi cento anni dagli ospiti di Poggioreale: un'evasione clamorosa, rocambolesca, messa a segno saltando da un finestrone della chiesa verso il muro perimetrale della Casa circondariale più sovraffollata d'Europa, un bastione alto sei metri. «Sono orgoglioso delle donne e degli uomini della Questura, che hanno lavorato con impegno e professionalità straordinari - ha detto il questore di Napoli Alessandro Giuliano, commentando la cattura del detenuto evaso da Poggioreale - questa cattura è inoltre frutto di una perfetta sinergia e di un efficace scambio di informazioni con i colleghi dell'Arma dei Carabinieri».

In attesa dell'interrogatorio, appaiono intanto già più nitidi i contorni della fuga dal carcere. Il polacco ha fatto tutto da solo, agendo senza complici. Che fosse un lupo solitario lo si era capito già durante le prime fasi dell'indagine: quando, nel controllare i brogliacci che registrano ingressi e uscite dei parenti dei reclusi, gli investigatori non avevano trovato traccia di colloqui con familiari o conoscenti; nessuno lo aveva cercato, nessuno era andato a trovarlo in poco meno di un anno dal suo arresto. Alla cattura si è giunti grazie ad una serrata attività investigativa tra polizia e carabinieri, sotto il diretto coordinamento della Procura.

Lo cercavano in città, ma le ricerche delle forze dell'ordine si erano estese anche nella fascia dei Comuni dell'hinterland. Sembrava introvabile e invece aveva fatto solo pochi passi. Qualcuno temeva addirittura che potesse decidere di vendicarsi di quell'italiano contro cui si era scagliato nel dicembre dell'anno scorso, salvato dal sacrificio dell'operaio Yuri Busuyok che fu invece vittima della violenza di Lisowski.

Nel progettare la fuga aveva fatto tutto da solo, sostengono gli investigatori. E questo è probabilmente vero, considerato anche l'epilogo della vicenda. In queste ore erano state acquisite anche tutte le immagini dei sistemi di videosorveglianza interni ed esterni della Casa circondariale per cercare di capire la direzione di fuga dell'evaso, ma anche - eventualmente - la presenza di uno o più complici che eventualmente erano ad attenderlo. Nelle prossime ore verranno comunque ascoltati alcuni agenti della Penitenziaria che erano in servizio di traduzione alla chiesa e nella sala videosorveglianza a Poggioreale domenica mattina.

Dopo l'evasione la Questura aveva rivolto un appello a collaborare alla cittadinanza, precisando che il fuggitivo era un uomo molto pericoloso. In tutta la zona di Poggioreale, ma anche altrove, si era già diffusa immediatamente la psicosi. Tutto è finito quando gli uomini della polizia lo hanno catturato. Ora non resta che procedere con gli interrogatori per capire come abbia fatto un uomo, da solo, a organizzare un piano che fino a ieri sera sembrava perfetto. Come poteva un uomo appena fuggito di prigione, senza denaro e per di più con una gamba compromessa in conseguenza dell'ultimo slancio verso la strada a sparire nel nulla? Non aveva cibo né acqua, gli mancava un tetto sicuro. Fattori che certamente hanno avuto un peso nella cattura. Eppure il timore che Lisowski avesse già provato a lasciare Napoli era forte. Ma chi ha l'acume investigativo sa bene come vanno certe cose: già ieri pomeriggio un raffinato investigatore che ebbe un ruolo importante nell'arresto dell'uomo, otto mesi fa garantiva: «È qui, è ancora in questa zona, e ha le ore contate». Così è stato.
Ultimo aggiornamento: Martedì 27 Agosto 2019, 10:20
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