L'Albania alza il livello di attenzione e - così come tanti altri Paesi dell'area balcanica - rilancia tre impianti di produzioni di armi e munizioni. La strategia del governo, annunciata dal ministro della Difesa albanese Niko Peleshi, è chiara: Tirana vuole attirare investitori stranieri per consentire alle aziende di lanciare nuovi prodotti. «Sarà un processo volto a promuovere l’innovazione. Non pretendiamo più che l’industria venga sviluppata dallo Stato, ma attirando investitori dalla Nato», ha detto il funzionario il 17 aprile al parlamento albanese. Con questa mossa, il governo albanese si unisce a un numero sempre più alto di Paesi europei che intensificano gli sforzi per aumentare la produzione di munizioni in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Peleshi ha spiegato che il ministero della Difesa ha già avviato i lavori sul progetto di rilancio delle tre fabbriche, in collaborazione con la Nato Support and Procurement Agency.
La strategia
Tirana ha interrotto la produzione di armi e munizioni negli stabilimenti dopo il crollo del regime comunista. Gli impianti di produzione furono costruiti negli anni '60 e si trovano a Poliçan, Elbasan e Gramsh. Le ultime due fabbriche sono state trasformate in impianti di smilitarizzazione, mentre lo stabilimento di Poliçan è stato completamente chiuso. L’Albania è entrata nella Nato insieme alla Croazia nell’aprile 2009.
Riapre la base aerea per i jet della Nato
Nelle scorse settimane l'Albania ha riaperto anche una base aerea di epoca sovietica ristrutturandola: ora ospiterà i jet della Nato.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Aprile 2024, 09:51
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