Stupro Palermo, la vittima sequestrata un’altra volta: «Minacciata per ritrattare»

Un ragazzo che la 20enne aveva denunciato le ha puntato il coltello alla gola. Presente all’agguato anche la madre di lui. Immobilizzato il fidanzato della giovane

Palermo, dopo lo stupro di gruppo la vittima sequestrata un’altra volta: «Minacciata per ritrattare»

di Riccardo Lo Verso

«Ci hai rovinato la vita», urlavano madre e figlio prima di costringerla a seguirli. La vittima dello stupro di gruppo al Foro Italico di Palermo racconta una nuova e agghiacciante vicenda. Sarebbe stata minacciata di morte affinché ritrattasse un’altra denuncia. I contorni sono ancora nebulosi, ma la ragazza violentata l’estate scorsa da un branco di sette coetanei in un cantiere abbandonato è piombata un’altra volta nel terrore. «La mia assistita è stata portata in una località segreta per tenerla al riparo da ulteriori minacce», spiega l’avvocato Carla Garofalo che assiste la giovane parte civile nei processi in corso. La Procura di Palermo e quella dei minori hanno aperto un’indagine per violenza privata. Dunque, uno dei due protagonisti non sarebbe maggiorenne.

LA VICENDA

Il giorno di Pasquetta la ventenne si trova con il fidanzato e altri amici a Ballarò, in uno dei punti del centro storico non ancora strappati al degrado. Stanno bevendo qualche birra quando arriva una macchina con a bordo un ragazzo che inizia a insultarla. Sarebbe la stessa persona che in passato, e prima dei fatti del Foro Italico, avrebbe tentato di violentare la giovane. La ventenne ne aveva parlato nella denuncia che ha portato all’arresto dei sette componenti del branco. 
I due episodi, seppure separati, si intreccerebbero a ciò che è accaduto la notte della violenza di gruppo. Prima di andare in ospedale la vittima era stata avvicinata da tre uomini. «Indegna, ti ammazzo», urlava uno di loro tenendo in mano una bottiglia di vetro. Anche allora avrebbero tentato di zittirla con la paura. La ventenne ne aveva riconosciuto uno, perché un mese prima tentò di abusare di lei assieme ad altre due persone. Si erano incontrati casualmente nella zona della stazione centrale. Con la scusa di offrirle un passaggio l’avevano condotta in una zona buia vicino al teatro Politeama. Uno dei tre «mi ha presa di forza e mi ha buttato a terra – riferì – ho preso lo spray al peperoncino e l’ho spruzzato. Ho sentito il ragazzo robusto che diceva “se ti rivedo ti ammazzo”». 

Sulla base del racconto la Procura dei minori ha aperto un fascicolo iscrivendo il giovane indicato dalla vittima nel registro degli indagati. Sarebbe la stessa persona che ieri ha minacciato, assieme alla madre, la ventenne. L’avrebbero costretta a seguirla puntandole un coltello alla gola, dopo avere immobilizzato il fidanzato.

Una volta a casa la ragazza sarebbe stata minacciata affinché ritrattasse l’accusa. All’inizio il fidanzato - così ha riferito - nulla avrebbe detto e fatto perché temeva una violenta ritorsione. Poi ha deciso di andare in caserma. Mentre raccontava tutto ai carabinieri della compagnia di piazza Verdi ha visto arrivare la fidanzata assieme al giovane e alla madre per ritirare la denuncia. «Sono loro, sono loro», ha detto il giovane. Gli investigatori, dopo avere raccolto nel corso della notte la versione di tutti i protagonisti, stanno cercando riscontri, innanzitutto acquisendo le immagini delle telecamere di sorveglianza. Stanno vagliando l’attendibilità del racconto della vittima, ma anche della mamma del ragazzo indagato, la quale avrebbe detto di avere agito per disperazione. Voleva infatti che il figlio venisse scagionato dall’accusa di aver tentato di violentare la 20enne, un’accusa secondo lei falsa.

I PROCESSI

La nuova vicenda si aggiunge ai tre processi già in corso. Per lo stupro del Foro Italico, filmato con il cellulare da uno dei sette arrestati, è stato condannato a 8 anni e 8 mesi il più giovane del gruppo, divenuto maggiorenne pochi giorni dopo la violenza. Per gli altri sei imputati, che hanno fra i 18 e i 22 anni, la sentenza arriverà fra qualche settimana. C’è un terzo dibattimento in corso per un ulteriore episodio che vede imputato un cugino cinquantenne della ragazza. A giugno 2022, dunque un anno prima dei fatti del Foro Italico, l’imputato avrebbe costretto la parente a subire atti sessuali nel retrobottega di una pizzeria con l’aggravante dell’uso di cocaina e alcol. L’imputato ha sempre respinto le accuse, sostenendo di avere fatto solo del bene alla cugina. Una zia gli avrebbe chiesto di aiutarla per allontanarla dalle cattive amicizie. Ed è per questo che aveva deciso di farla lavorare nella sua pizzeria. «Non avrei mai fatto una cosa del genere a mia cugina», ha spiegato l’uomo. Al contrario sarebbe stato lui a rifiutare le proposte della ragazza, limitandosi ad abbracciarla. Una manifestazione di affetto, nulla di più. Ha ipotizzato che la cugina possa essersi inventata tutto per calmare il fidanzato di allora che, accecato dalla gelosia, le contestò di essere rincasata tardi una sera. Ed invece secondo l’accusa le cose sarebbero andate in maniera decisamente diversa. La ventenne, nel corso delle indagini sullo stupro del Foro Italico, ha fatto riferimento a diversi episodi di violenza, alcuni dei quali filmati con un cellulare proprio come è accaduto nel cantiere abbandonato. E ci sono altre storie su cui lavorano gli investigatori.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Aprile 2024, 09:10
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