Ostia, 12 bulli pestano un ragazzo di colore al grido di «Vattene via sporco negro»: è grave

Ostia, 12 bulli pestano un ragazzo di colore al grido di «Vattene via sporco negro»: è grave

di Emilio Orlando
Aggressione choc a Ostia. Calci, pugni, sputi e le frasi razziali: «Negro di me...», «Devi andartene via da Ostia». È stato massacrato di botte da un gruppo di ragazzi poco più che ventenni mentre passeggiava su Lungomare Duilio con una sua amica. Gravissime le lesioni che la gang gli ha provocato, come la frattura del bacino e della mandibola, lussazione della spalla e la rottura di un dente, per complessivi venti giorni di prognosi medica. La vittima è un ragazzo di diciassette anni, figlio di una italiana dipendente Asl e di un cittadino del Niger impiegato in un contingente militare come interprete. 
La brutale aggressione è avvenuta vicino al locale “La Spiaggetta” che si trova sulla rotatoria del lungomare. La coppia stava portando a spasso il cane, quando subito dopo la mezzanotte sono stati affrontati da dodici persone che si trovavano a bordo di quattro macchine, che a turno hanno scaricato tanta violenza gratuita contro il diciassettenne, studente in una scuola del municipio di Ostia.
Prima di essere pestato la gang avrebbe lanciato contro i due ragazzi dei gavettoni pieni d’acqua gridando frasi a chiaro sfondo razziale. Quattro dei componenti del branco lo hanno circondato, mentre la ragazza fuggiva a chiedere aiuto. Dopo averlo scaraventato a terra hanno cominciato a prenderlo a calci e pugni sul in testa e sul bacino. Le indagini dei carabinieri di Ostia, che sono iniziate dopo la denuncia del diciassettenne, stanno ricostruendo la dinamica dell’aggressione.
Sulla piazza dove è avvenuto il fatto ci sono diverse telecamere che hanno ripreso la scena ed immortalato le targhe delle quattro autovetture a bordo del quale viaggiavano gli aggressori. Il ragazzo, ha descritto due dei dodici aggressori, dichiarando di non conoscerli ma di essere in grado di riconoscerli. «Uno di loro indossava una felpa con il cappuccio – ricorda come ripercorrendo un incubo C.S.M.O. – mentre mi picchiavano gli altri guardavano dalle macchine quello che mi stavano facendo».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Marzo 2019, 06:15
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