Vaccini, Guido Bertolaso: «Lombardia top al mondo come Tortu e Jacobs. Fare di più per i bambini nonostante certi leader politici»

Vaccini, Guido Bertolaso: «Lombardia top al mondo come Tortu e Jacobs. Fare di più per i bambini nonostante certi leader politici»

di Paola Pastorini

Guido Bertolaso, coordinatore per la Lombardia della campagna vaccinale anti Covid. A che punto siamo?

«A fine gennaio dissi che eravamo all’ultimo miglio. Oggi dico agli ultimi cento metri. Abbiamo corso come Tortu e Jacobs, siamo sul filo di lana. Un anno fa la Lombardia era in lockdown, in zona rossa, con terapie intensive piene ospedali con solo malati di Covid. Oggi, soprattutto grazie alle vaccinazioni, la Lombardia è rimasta quasi sempre bianca, con rianimazioni e ospedali che non hanno mai subito le difficoltà di un anno fa. I risultati sono lì, a confermare grande lavoro fatto con amore, passione e impegno. Questa è la considerazione più importante, che nessun No vax polemico e nessun politico possono contestare: gioco di squadra straordinario».

I numeri?

«Siamo a oltre 93% dei lombardi vaccinati, primi in Italia. E primi in Europa, e forse al mondo, per la somministrazione della terza dose. Sui bambini 5-11 siamo più indietro, anche se Lombardia e Puglia sono le regioni che più hanno vaccinato. Nonostante le dichiarazioni di politici che sostengono che non vaccinano i loro figli, la maggior parte dei lombardi li vaccina».

E l’ospedale in Fiera?

«Ci sono 18 pazienti, ed è quindi ancora oggi la più grande terapia intensiva per malati di Covid di tutta la regione. A gennaio erano 30: il virus sta regredendo. In due anni sono stati ricoverati quasi 600 pazienti, numero clamoroso. E il dato importante è che la mortalità è stata fra le più basse d’Italia».

Quando chiude?

«Entro questo mese, massimo marzo. Trasferiremo probabilmente le apparecchiature in qualche altra struttura permanente in modo che possa essere centro rianimazione per qualsiasi situazione critica, non solo Covid».

Qualche rammarico?

«Sono un convinto assertore della importanza di vaccinare i bambini, quindi il fatto che ancora siamo al 35/40% mi crea un po’ di rammarico e spero che il trend migliori nei prossimi mesi. In famiglia siamo tutti vaccinati, anche la mia nipotina di 8 anni che vive in Gran Bretagna è venuta a Milano per la somministrazione».

E i No vax rimasti come si convincono?

«Con dialogo, persuasione e presentazione dei dati che non sono modificabili. Ci sono due categorie di No vax. Quello che si ammala, finisce in rianimazione e che quando guarisce chiede scusa e invita a vaccinarsi. È su di loro che dobbiamo lavorare: su chi ha ascolto e intelligenza. E poi ci sono i No vax duri e puri, che anche se vanno in terapia intensiva quando guariscono dicono ancora che non si vaccineranno mai. Con loro non c’è nulla da fare».

Cosa consiglia ai lombardi?

«La cautela. Mascherine, distanziamento e lavarsi le mani ci hanno protetto in questi due anni. Anche dalla normale influenza».

E sui sanitari prima eroi e ora dimenticati...

«L’altro giorno in Senato è stata respinta la proposta di indennizzo per le famiglie dei medici morti di Covid: una pagina vergognosa della politica italiana. Spero che qualcuno chieda scusa e corra ai ripari. Sennò lo faranno gli italiani quando voteranno, almeno me lo auguro. Sono stati presi in giro sia i morti, sia chi lavora ogni giorno con impegno e con stipendi da fame rispetto anche ai colleghi all’estero. La Sanità italiana è composta da persone straordinarie, meritano di essere valorizzate e motivate anche da un punto di vista economico».

Consegnerà “le chiavi” ad Attilio Fontana e a Letizia Moratti?

«Domani (oggi ndr) ci sarà una ulteriore riunione dell’Unità di crisi con l’assegnazione degli ultimi compiti ai medici di famiglia e alle farmacie per le vaccinazioni. Daremo anche indicazioni in caso di un “risveglio” dell’epidemia a ottobre. Così si potrà “girare la chiave” e mettere in moto la macchina senza perdere settimane di burocrazie».

Cosa farà da “grande”? È stato anche lei corteggiato dalla politica...

«Rubo la frase a Mario Draghi: "Se ho bisogno di un lavoro, me lo trovo da solo". Per il momento finisco la mia esperienza in Lombardia e la considero un privilegio. Sono grato e ringrazio l’assessore Letizia Moratti e il presidente Attilio Fontana per avermi dato questa possibilità di rendermi utile ancora una volta. Poi vediamo. Dal 1° marzo farò altro».

Insomma, si vede la luce in fondo al tunnel?

«Siamo alla fine del tunnel. La luce ce la abbiamo davanti ai piedi. Manca pochissimo».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Febbraio 2022, 11:36