Milano, le russe Pussy Riot suonano agli Arcimboldi: «Cantiamo la nostra rabbia»

Milano, le russe Pussy Riot suonano agli Arcimboldi: «Cantiamo la nostra rabbia»

di Ferruccio Gattuso

«Il futuro è ora». Se un tempo il punk aveva come slogan nichilista “no future”, la storia e le circostanze hanno cambiato tutto. A farlo capire è Maria (Masha) Alyokhina, leader delle Pussy Riot, collettivo russo di resistenza e protesta femminista che, negli ultimi anni, ha fatto parlare di sé per la sua guerra personale, a colpi di musica, corpo, voce e scandali contro l’autoritarismo putiniano. Due anni di galera per Masha («e in Russia non è cambiato nulla dai tempi del Gulag»), una fuga rocambolesca a maggio, dopo settimane di latitanza, travestita da rider. L’11 settembre le Pussy Riot calcano il palcoscenico del Teatro Arcimboldi con lo show Riot Days, regia di di Yury Muravitsky, «una performance teatrale nata nel 2016 – spiega Masha - in cui uniamo canzoni, video, citazioni dal mio omonimo libro. Il filo che unisce tutto è la ribellione. I luoghi? Vanno bene tutti: un teatro come gli Arcimboldi, un club, un museo, un festival: siamo convinte che l’attivismo debba toccare qualunque spazio. E ognuno può fare la sua parte.

Anche i vostri Maneksin quando hanno detto Fuck Putin dal palco». Sulla guerra in Ucraina Alyokhina va dritta al punto: «Aiutare l’Ucraina con le armi, come stanno facendo gli Usa, e boicottando gas e petrolio, come sta facendo l’Europa. E resistere alle tentazioni della propaganda di Putin, che gioca sui miti della Seconda guerra mondiale e della Guerra fredda per chiamare a sé i nostalgici. Le mire del dittatore sono chiare: non si fermerà, vuole ricostruire l’Urss». Essere punk oggi, dunque, è tutta un’altra storia? «Punk significa farsi domande scomode – spiega ancora Masha – e non avere paura di farle anche in un paese come la Russia. Ho esperienza di poliziotti russi, in divisa e senza: lo fanno per soldi. Togliere le fonti di ricchezza a Putin toglierà il potere». Eppure i russi hanno sempre amato l’uomo forte. «Vero – conclude Alyokhina – ma anche da voi certe forme di populismo autoritario stanno diventando popolari, ad esempio in Polonia».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Settembre 2022, 06:55
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