Cristina Mazzotti, rapita e uccisa nel '75: svolta nel cold case, in quattro alla sbarra

La studentessa fu il primo caso di sequestro della ndrangheta al Nord

Cristina Mazzotti, rapita e uccisa nel '75: svolta nel cold case, in quattro alla sbarra

di Greta Posca

Oggi si chiamano cold case, all’americana. Ma lo strazio è lo stesso di 48 anni fa. Si è aperta ieri l’udienza preliminare per il rapimento e l’omicidio di Cristina Mazzotti, la studentessa 18enne figlia di un industriale dei cereali, che il 1° luglio 1975 venne prelevata da un commando della ‘ndrangheta a Eupilio, Como, e ritrovata morta in una discarica a settembre.

È stato il primo rapimento dell’Anonima sequestri nel Nord Italia. Imputati nel nuovo filone, aperto nel 2022 dal pm Stefano Civardi, sono Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia e il boss Giuseppe Morabito, ritenuto l’ideatore del sequestro «a scopo di estorsione». Davanti alla gup Angela Minerva, ieri si sono costituiti parte civile il fratello e la sorella di Cristina Mazzotti.

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FLASHBACK

Cristina la sera del 1° luglio sulla sua Mini stava rientrando nella villa di famiglia dopo i festeggiamenti per il diploma quando fu sequestrata. Il giorno dopo i banditi chiesero 5 miliardi di lire di riscatto al padre. L’uomo riuscì a raccogliere un miliardo e 50 milioni e li lasciò ai rapitori in cambio della liberazione della figlia.

Il 1° settembre una telefonata anonima indicò ai carabinieri di scavare in una discarica di Galliate (Novara) dove fu trovato il cadavere. Per il sequestro e l’omicidio nel 1977 vennero condannate 13 persone, di cui otto all’ergastolo. Tra questi non c’erano gli esecutori materiali, dato che l’impronta di un palmo e due impronte digitali raccolte dalla Scientifica erano inutili con le conoscenze scientifiche dell’epoca.

LA BANCA DATI

Nel 2007 la Banca dati digitale della polizia abbinò una di quelle impronte al reggino Demetrio Latella, che aveva già alle spalle una lunghissima detenzione. Il gip ne respinse l’arresto per mancanza di esigenze cautelari, ma Latella ammise di aver sequestrato Cristina Mazzotti e disse di averlo fatto insieme a Giuseppe Calabrò e Antonio Talia, che negarono. Il fascicolo fu archiviato nel 2012, dal momento che i reati contestati sarebbero stati prescritti.

LA CASSAZIONE

Nel 2015, però, la Cassazione ha indicato imprescrittibile il reato di omicidio volontario e, grazie all’esposto dell’avvocato Fabio Repici, la procura ha aperto una nuova inchiesta. I quattro sono accusati di aver partecipato al progetto del rapimento e, a bordo di due auto, di aver bloccato la Mini di Cristina, costringendola a seguirli. La prossima udienza il 21 giugno.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Maggio 2023, 06:00
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