Roma chiama, Bruxelles (e Parigi) rispondono. Dall’invito di Giorgia Meloni alla reazione di Ursula von der Leyen passano appena una manciata di ore. Perché a meno di un giorno dalla lettera della premier recapitata a palazzo Berlaymont, la presidente della Commissione Ue fa sapere che sì, sarà a Lampedusa già «domani» (oggi, ndr), per rendersi conto di persona dell’emergenza che sta vivendo l’isola, teatro di nuovi sbarchi nelle ultime ore con 2.500 migranti ospitati nell’hotspot.
MANO TESA
Ma quella di von der Leyen non è l’unica mano tesa che ieri è stata rivolta a palazzo Chigi. Dopo l’assist dei giorni scorsi di Emmanuel Macron – che aveva invitato l’Ue a «non lasciare sola» l’Italia nell’affrontare l’impennata degli sbarchi, ieri l’inquilino dell’Eliseo ha avuto una telefonata con la premier italiana. Un colloquio durante il quale il presidente francese «ha ribadito alla presidente del Consiglio Meloni che la Francia è solidale con l’Italia di fronte alla sfida migratoria che investe l’isola di Lampedusa». Non solo: secondo la nota dell’Eliseo, Meloni e Macron hanno concordato di «affrontare la sfida con umanità» e di «rafforzare la cooperazione a livello europeo». Ma soprattutto i due leader invocano «azioni congiunte nel Mediterraneo centrale», dove passano i grandi numeri della tratta di esseri umani verso l’Europa, nonché «iniziative europee per fermare le partenze».
Può sembrare poco, ma – considerati anche i toni ben più polemici del passato – per Roma non lo è affatto. Anzi: a sentire più di una voce all’interno dell’esecutivo, si tratta del riconoscimento che sulla rotta indicata dalla premier non più tardi di due giorni fa («una nuova missione dell’Ue, anche navale, per fermare le partenze») si comincia a cementare un asse, tra i grandi Paesi dell’Ue. «È il momento della solidarietà dell’Italia e della mobilitazione dell’Ue», scandisce anche la premier d’Oltralpe Elisabeth Borne.
La conferma del cambio di passo arriva da un’altra call, quella che il titolare del Viminale Matteo Piantedosi ha avuto nel pomeriggio con gli omologhi francese (Gérald Darmanin, che nei prossimi giorni sarà in Italia), spagnolo (Fernando Grande-Marlaska) e tedesco (Nancy Faeser), presente anche la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson. E nonostante un atteggiamento apparentemente ambivalente di Berlino (con la ministra tedesca che prima annuncia la ripresa del meccanismo di ricollocamenti volontari dall’Italia e poi, tramite un portavoce, fa dietrofront), il risultato del colloquio è una «linea comune» in vista del prossimo consiglio Ue. Con l’obiettivo di «portare avanti una nuova strategia operativa contro il traffico di esseri umani che punti finalmente a mettere in campo concrete iniziative finalizzate a bloccare all’origine le partenze», spiega al termine Piantedosi. Che in serata, ospite della festa di Italia viva, aggiunge: «L’impegnod ell’Ue c’è, ma è presto per parlare di cambiamento epocale».
Proprio il blocco delle partenze, del resto, è la richiesta che la premier Meloni tornerà a rivolgere oggi a Ursula von der Leyen, quando le due atterreranno insieme a Lampedusa.
LE TENSIONI
In attesa dell’arrivo di von der Leyen, ieri a Lampedusa è stata un’altra giornata di tensioni, segnata da oltre 800 nuovi arrivi. Ma mentre l’hotspot continua a svuotarsi(le presenze in serata hanno toccato quota 1.796, con 600 migranti che dovrebbero lasciare oggi il centro), tra gli abitanti dell’isola in mattinata è esplosa la protesta, con tanto di strade bloccate, per l’allestimento di una nuova tendopoli. Struttura che, come si è chiarito più tardi, servirà non a ospitare altri migranti ma come supporto logistico per le forze dell’ordine.
Ultimo aggiornamento: Domenica 17 Settembre 2023, 10:08
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