Manovra, notte di emendamenti
Per i medici pensione a 72 anni

La novità in extremis: atteso l’ok in Commissione, poi tocca alle Camere

Manovra, notte di emendamenti Per i medici pensione a 72 anni

di Mario Landi

I medici dirigenti sanitari o docenti universitari potranno andare in pensione a 72 anni invece che a 70. L'ultima novità della manovra di bilancio spuntata all'ultimo minuto in un emendamento che il governo ha preparato d'accordo con la maggioranza e accogliendo anche le richieste di parte dell'opposizione. Per il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, si tratta di una «esigenza oggettiva» dettata, come per i medici di famiglia, da «una carenza di medici sul territorio notevole». Si tratta di un’operazione che servirebbe ad irrobustire ulteriormente gli strumenti per evitare un esodo eccessivo dagli ospedali.

In commissione Bilancio al Senato è stata una lunga notte, una maratona di emendamenti da votare con l’obiettivo di chiudere l’esame del provvedimento nei tempi stabiliti, cioè entro oggi. Per poi passare il dossier all'Aula il 20 per la discussisone, mentre il voto di fiducia sul maxi-emendamento e il voto finale si dovrebbero tenere la mattina del 22, con l'ultimo atto prima della pausa natalizia. Poi toccherà alla Camera. Per l’approvazione della legge di Bilancio è un rush finale al cardiopalma. Restano da sciogliere alcuni nodi legati alle risorse del fondo parlamentare, che potrebbero aumentare leggermente portando anche ad una rimodulazione dei finanziamenti degli emendamenti presentati dai relatori, e di quello atteso dall'opposizione che punta tutto sulla violenza contro le donne.

In ogni caso si tratterebbe di piccoli ritocchi alle cifre, che non lascerebbero spazio per altri interventi.

«Sono soddisfatto della manovra perché abbiamo apportato degli aggiustamenti che avevamo chiesto su casa e pensioni e i medici e dipendenti pubblici, e stiamo lavorando perché ci possa essere una breve proroga per il Superbonus che riguarda condomini che hanno già compiuto il 70% dei lavori» ha detto Tajani. La strada appare però in salita, per il fermo no del ministro dell’Economia Giorgetti e il giudizio implacabile ribadito anche ieri da Meloni sul palco di Atreju. «La soluzione potrebbe anche finire nel Milleproroghe» è tornato a proporre Tajani. Per il vicepremier «nessuna tolleranza per gli imbroglioni, ma per le persone oneste bisogna avere un occhio di riguardo, e permettere di concludere i lavori in dirittura d'arrivo», ovvero garantire ai condomini di poter scontare al 110% tutti i lavori effettuati e fatturati nel 2023.

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Dicembre 2023, 06:00
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