Forse i quiz a fine anni ‘80, erano diventati un esercizio di stile, raccontano i veterani: c’era un quorum di 3mila domande da cui attingere su argomenti prettamente di biologia, fisica, matematica, successivamente logica e cultura generale. Alla fine contano bisturi, sangue freddo e cuore. Ma quel che è venuto dopo è stato peggio, un macroscopico fallimento. L’aspetto qualitativo dei concorsi è cambiato, le domande negli ultimi anni hanno rasentato l’assurdo scatenando ricorsi, mettendo in crisi famiglie e “anime fragili” respinte per anni. La casualità (irrazionalità) delle domande poste a chi con un piede si accingeva ad affrontare la Maturità e con l’altra si affacciava timidamente nel misterioso mondo dell’università, ha segnato un punto di non ritorno. Beghe burocratiche, ritardi, irregolarità vere o paventate (lo scorso gennaio il Tar ha annullato il Tolc-Med 2023, specie nella seconda prova di luglio sarebbero avvenuti illeciti), hanno portato al dietro front. Un esercito placido di ragazzi dell’era post-Covid respinti in blocco dopo esser mandati allo sbaraglio, poche nozioni, mare aperto. Eppure la medicina, la passione per alcune materie specifiche, certi talenti, pensavano di averli. Troppo presto per chiudergli la porta in faccia, ancor più che nel frattempo è nato il business di tutta una serie di scuole ad hoc: ora, prima di intraprendere un percorso lungo e impervio come medicina, è necessario pagare migliaia di euro per passare un Tolc? Ora abolito... Un Tolc che il Ministero in tempi non sospetti ha affidato all’agenzia di test on line Cisia, usata in questi anni per l’ingresso ai corsi di laurea nelle università. Poiché ogni concorso provocava critiche e denunce. «Quiz contorti e laboriosi», racconta chi li ha visti dalla cattedra. Di certo, hanno messo in crisi una generazione che ogni giorno raccontiamo come fragile, ancora in piena evoluzione. L’Italia era rimasto l’unico paese con ingresso a numero chiuso alla facoltà di Medicina. Segno di criticità, lacune, forse lobby, non certo un passo avanti. Pronta sull’emergenza, perché quello del medico è un lavoro che non si fa senza un minimo di passione. Ora la svolta. Il tana libera tutti fa paura. E le aule? E i prof? Ci saranno gli specializzandi a sostituirli, chissà. Di certo se ora al primo anno un docente si fa carico di un esame di 80 studenti, con la “stura” diventeranno 150.
Il ruolo del professore sarà chiave nella selezione. Molti ammettono: «Meglio così, quel test non selezionava i migliori, in un bacino più ampio si pescano teste migliori». Ora resta un problema pratico: aule sufficienti, professori a disposizione, i ragazzi si aspettano, da racconto, «una selezione naturale, chi ha voglia studia e va avanti, chi non ce la fa si arena». Poi ci sarà il tema Scuole di specializzazione. Tutti corrono verso le branche soft come dermatologia, chirurgia plastica, nutrizionismo, ginecologia. Il numero di medici prodotti è inferiore alle borse di studio. La medicina generale, la chirurgia e l’emergenza sono sempre più carenti. Lo stipendio di uno specializzando in Pronto soccorso è di 1.600 euro senza assicurazione, come tutti gli altri.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 08:21
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