Livorno, confessa l'assassino dell'uomo carbonizzato: l'omicidio per un telefonino

Livorno, confessa l'assassino dell'uomo carbonizzato: l'omicidio per un telefonino
Il movente dell'omicidio di Hamdi Fathel, l'uomo trovato carbonizzato a Piombino nei giorni scorsi, secondo quanto è emerso dalle indagini, sarebbe stato un telefono cellulare del valore di 5-600 euro, di proprietà di Marco Longo, l'uomo fermato e che ha confessato di averlo ucciso, del quale il tunisino si era impossessato. La notte dell'omicidio Longo è andato a casa del tunisino proprio con l'intenzione di riprendersi il telefonino. E c'era andato armato, con una Beretta 7.65 modificata da un silenziatore artigianale, perché sapeva che il nordafricano era armato di coltello. Secondo quanto appurato dalla procura di Livorno i due, che si conoscevano da tempo, avevano avuto un grosso litigio per la somma corrispondente al valore del telefonino. La vittima aveva subito una condanna definitiva per spaccio di stupefacenti, mentre Longo aveva avuto un passato di tossicodipendenza di eroina da cui era uscito ricostruendosi una vita con moglie (alla quale non aveva detto nulla dell'accaduto) e due figli. L'omicida durante l'interrogatorio ha raccontato di aver spiegato al tunisino, che una volta uscito dal carcere lo aveva ricontattato, di non voler avere più a che fare con lui.

Marco Longo, una guardia giurata di origine siciliana di 33 anni, ha dato una sua versione dei fatti che, come ha spiegato il procuratore Ettore Squillace Greco ringraziando polizia e carabinieri di aver svolto un'efficace sinergia investigativa, è stata riscontrata dagli elementi acquisiti.
Le indagini proseguono, è stato tuttavia spiegato, anche se l'uomo ha confessato l'omicidio ed è attendibile.

Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Novembre 2017, 14:27
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