Ilaria Capua a DiMartedì: «Seconda ondata? Non arriva col vento, dipende dai comportamenti: non facciamo come gli inglesi»

Ilaria Capua a DiMartedì: «Seconda ondata? Non arriva col vento, dipende dai comportamenti: non facciamo come gli inglesi»

di Simone Pierini
«Se guardiamo ai numeri fuori dall'Italia possiamo dire che abbiamo fatto un buon lavoro. Quello che si vede oggi è il riflesso di come ci siamo comportati un mese fa. Se i contagi sono stabili da maggio, vuol dire che abbiamo fatto meglio di altri Paesi che ora hanno dovuto fare di nuovo marcia indietro. Gli italiani stanno mostrando al resto del mondo come ci si comporta in una situazione sanitaria di questa gravità». Sono le parole di Ilaria Capua, direttrice dell'UF One Health Center, ospite di DiMartedì su La7. «Non possiamo però abbassare la guardia. Quello che sta succedendo in Francia e Spagna potrebbe succedere anche da noi». 

SECONDA ONDATA
«La seconda ondata non arriva con il vento e la pioggia - ha aggiunto Ilaria Capua - ma arriva se gli italiani iniziano a comportarsi come si stanno comportando i nostri "fratelli" inglesi. Questo voler dimostrare che le persone, evitando in maniera furbesca determinate restrizioni, e vanno in piazza a festeggiare perché i pub hanno chiuso alle 22 senza mascherina non va bene. Dobbiamo continuare a comportarci bene e arriviamo fino alla fine dell'inverno e poi possiamo riprendere alcune abitudini». 

EPICENTRO SPOSTATO AL SUD
«C'è stata questa emergenza che è stata vissuta in maniera molto diversa tra nord e sud - spiega la virologa - il suono dell'ambulanza al nord se lo toglieranno tra molto tempo. Questo in realtà è un mosaico, la Campania non si può guardare in maniera diversa da altre regioni, bisogna usare le stesse regole. Voglio continuare a sperare che si comprenda che ognuno di noi deve fare la propria parte. Un altro lockdown lo vogliamo evitare tutti». 

OCCHIO ALLE TERAPIE INTENSIVE
«Qual è l'allarme che dobbiamo tenere sotto controllo? I numeri non sono assoluti, ogni giorno cambiano numeri di tamponi, ma sono stabili - analizza la Capua - Mantenere sotto controllo la circolazione dei sintomatici, fare i tamponi ai contatti dei positivi è utile. Da tenere d'occhio sono le terapie intensive, sono certa che gli ospedali si stiano preparando a una eventuale seconda ondata. Svalichiamo l'inverno e saremo un pezzo avanti». 

IL VIRUS NON SI È INDEBOLITO
«No, il virus non si è indebolito - sostiene la direttrice dell'UF One Health Center Siamo in mezzo a una pandemia e un virus pandemico che non trova ostacoli alla sua corsa corre. Dobbiamo imparare a conviverci, bisogna che ce ne facciamo una ragione, ci tiriamo su le maniche e le maniche. Siamo in una situazione eccezionale che trasformerà le nostre vite, ci siamo in mezzo e quindi gestiamola». «È una informazione che non ha nessun riscontro all'interno del genoma del virus, non si può dire che sia meno grave. È un virus molto contagioso che esercita la sua gravità in determinate situazioni. Siamo noi che siamo diventati bravi a gestirlo. È un virus insidioso che si riconosce con difficoltà ed è un virus che non si fa vedere, è antipatico perché si nasconde un po' troppo. La differenza tra Covid e Ebola? La mortalità e morbilità: Ebola è un virus altamente mortale che si trasmette però non per via aerea ma attraverso il sangue e uccide tra il 50 e il 70% delle persone, il coronavirus è più trasmissibile ma meno letale». 

I POSTI DA EVITARE
«Posti da evitare? Non si trasmette con alimenti o altro, in alcune situazioni come i mercati di animali vivi e nei mattatoi dove fa molto freddo e c'è molto rumore, con le persone vicine la capacità del virus di colpire si moltiplica - aggiunge la professoressa Capua - Evitare luoghi chiusi e affollati dove non si riesce ad avere almeno un metro e mezzo di distanza. Fondamentale è la resposabilità dei singoli. Generazioni di figli devono imparare a stare vicini ai propri cari senza "avvicinarsi"». 

VACCINO INFLUENZALE
«Il primo articolo che ho scritto sul Covid è stato "vaccinatevi per l'influenza" - conclude la Capua - è assolutamente da fare e sono certa che ci sarà un piano di somministrazione: prima alle persone più fragili, poi alle famiglie. Se però gli italiani si fossero vaccinati negli anni passati adesso avremmo più stock di vaccino influenzale. La sanità pubblica bisogna farla sul lungo periodo e non solo sull'emergenza».
Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Settembre 2020, 22:27
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