Coronavirus, niente quarantena per i manager in viaggio: a Roma in arrivo 200 persone al giorno, nessuno sa se ci sono asintomatici
di Mario Fabbroni
Eppure questi mille ingressi a settimana - quasi tutti manager di multinazionali con sede nel nostro Paese e lavoratori con permesso - non fanno la quarantena anti-Covid, a differenza di chiunque arrivi (dal 3 aprile in poi) sul suolo patrio. Un'eccezione alla normativa che però nasconde l'insidia di aprire le porte di casa a soggetti asintomatici. Quindi potenzialmente pericolosi, come dicono i virologi. Il lavoratore (così viene considerato anche un top manager) proveniente dall'estero, infatti, può stare in Italia al massimo 72 ore: ma di solito i giorni di permanenza diventano cinque, visto che è possibile un'ulteriore proroga di 48 ore per fondati motivi. Alla partenza firma un'autocertificazione sanitaria, indossa la mascherina durante il viaggio e subisce il controllo della febbre una volta in Italia. Poi stop.
Nessuno può giurare che questa procedura eviti rischi di contagio: sarebbe magari meglio modificare la normativa, effettuando anche un test sierologico in aeroporto a chi resta pochi giorni. Oppure mettergli un braccialetto sanitario (come in Cina, Corea e Giappone) per conoscere in tempo reale variazioni della temperatura corporea o delle condizioni generali di salute.
Il caso - sollevato dalla trasmissione Rai Storie italiane condotta da Eleonora Daniele - merita insomma di essere affrontato con più attenzione. Applicando i controlli anche al personale sanitario o frontaliero, ad esempio. Pure loro non fanno la quarantena.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Aprile 2020, 15:57
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