Balneari, dal cdm l'ok alla riforma: gare dal 2024, freno ai rincari e accesso al mare gratis. Tutte le novità

Balneari, dal cdm l'ok alla riforma: gare dal 2024, freno ai rincari e accesso al mare gratis. Tutte le novità

Concessioni assegnate tramite gara dal 2024, ma anche tutela degli investimenti fatti, considerazione per gli imprenditori che nei cinque anni precedenti hanno utilizzato lo stabilimento come principale fonte di reddito e massima partecipazione di microimprese, piccole imprese ed enti del terzo settore. Adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate, ma anche un giusto rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio per tutti, anche per i disabili. E l'accesso al mare gratuito garantito a tutti con la previsione di una costante presenza di varchi (disposizione già prevista per legge ma oggetto di violazioni e abusi).

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Sono alcuni dei punti salienti degli emendamenti al ddl Concorrenza che introducono la riforma delle concessioni balneari a cui il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all'unanimità. È previsto anche un disegno di legge che prevede una delega al governo per l'adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi per semplificare la disciplina sulle concessioni. Gli obiettivi - spiegano fonti di Palazzo Chigi - sono quelli di assicurare un utilizzo più sostenibile del demanio marittimo, di favorirne la pubblica fruizione e di promuovere un maggiore concorrenza sulle concessioni balneari.

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Tra i principi dei decreti legislativi - si legge nella bozza - ci sono inoltre l'affidamento delle concessioni nel rispetto dei principi di imparzialità, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità, da avviare con bando di gara almeno dodici mesi prima della loro scadenza. Andranno definiti «presupposti e i casi per l'eventuale frazionamento in piccoli lotti» e individuato un «numero massimo di concessioni» di cui si può essere titolari per «favorire l'accesso delle microimprese e delle piccole imprese», oltre agli «enti del terzo settore».

Si dovrà poi assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull'ambiente e sull'ecosistema. Attenzione speciale anche per coste e spiagge libere a cui sarà destinata una quota del canone annuo concessorio. Tra i criteri per la scelta del concessionario ci sono l'esperienza tecnica e professionale già acquisita, comunque tale da non precludere l'accesso al settore di nuovi operatori, i soggetti che, nei cinque anni antecedenti l'avvio della procedura, hanno utilizzato la concessione come prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, la previsione di clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente.

La durata della concessione deve essere per un periodo non superiore a quanto strettamente necessario per garantire l'ammortamento e l'equa remunerazione degli investimenti autorizzati, con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici. Previsto anche un indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione del mancato ammortamento degli investimenti realizzati.

Draghi incassa la riforma, ma è scontro tra Lega e Pd

Il via libera, alla fine, arriva all'unanimità: Mario Draghi incassa l'attesa modifica delle concessioni balneari, tassello mancante di quella riforma della concorrenza a cui sono legati i fondi del Pnrr.

Sblocco delle gare tutela degli investimenti e delle piccole realtà familiari ma anche dei consumatori, con il freno al 'caro-ombrellonì, non bastano però alla Lega, che ha votato le norme in Consiglio dei ministri ma un minuto dopo si dice pronta a chiedere modifiche in Parlamento. Mentre Fdi si scaglia contro quello che Giorgia Meloni definisce il primo «atto di esproprio» per 30mila imprese.

In allarme le associazioni di categoria che minacciano barricate se il testo non verrà modificato in Parlamento. La scelta di portare in Cdm la riforma delle spiagge arriva un pò a sorpresa, mentre i partiti continuano a chiedere un intervento contro il caro-bollette. Il governo ci sta lavorando, il premier ne ha parlato anche con Enrico Letta, ricevuto a Palazzo Chigi in mattinata. Un colloquio di un'ora, anche per fare il punto sulla situazione in Ucraina. E l'occasione per il segretario Dem di ribadire che il Pd più ci saranno fibrillazioni più si impegnerà ad essere perno di stabilità per l'esecutivo. Il modo migliore, ha detto Letta a Draghi, è dare risposte concrete, a partire dalle bollette. Quello che non serve, si innervosiscono i Dem, sono invece doppiogiochismi e ambiguità, come quelli che ha mostrato la Lega di nuovo sulle spiagge, con i ministri che danno il via libera e il partito che subito va all'attacco. Una «inammissibile doppiezza e inaffidabilità».

Segnali di tensione in giornata non filtrano, anche se la convocazione del Cdm rimane sospesa. E fino all'ultimo i ministri restano all'oscuro del testo, due pagine fitte, che da un lato fissano per legge la fine del regime di proroga al 31 dicembre 2023 e dall'altro danno indicazioni piuttosto dettagliate sui criteri per le gare. La ministra Mariastella Gelmini, come promesso, riunisce governatori, province e sindaci per illustrare, insieme a Massimo Garavaglia e al sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, le linee guida dell'intervento. Ma una volta in Consiglio dei ministri Stefano Patuanelli chiede più tempo per leggere il testo, che comunque va bene nel complesso perché le gare sono «formalmente» sbloccate.

La ministra di Iv Elena Bonetti chiede di valorizzare l'imprenditoria femminile e di tenere conto delle imprese che certificano la parità di genere. E lo stesso ministro del Turismo chiede alcune integrazioni, anche se già i ministri leghisti hanno ottenuto gran parte delle loro richieste, soprattutto la tutela delle aziende familari che gestiscono da anni lidi e stabilimenti e di lì percepiscono il loro reddito principali (se ne terrà conto, nelle gare) ma anche la «clausola occupazionale». La riunione viene quindi sospesa per circa tre quarti d'ora, durante i quali i partiti hanno modo di valutare il testo e Garofoli insieme a Garavaglia verifica e aggiusta le norme. Draghi lascia fare ai ministri, poi riprende il Cdm e ottiene il voto favorevole di tutti i presenti.

Il testo, osserva un ministro, era il miglior compromesso possibile. Non si poteva certo arrivare a una ulteriore proroga - come sperava la categoria e pure parte della Lega - anche perché incombe la procedura Ue e il rischio di una maxi-multa. Il partito di Matteo Salvini, fa sapere il sottosegretario Gian Marco Centinaio, riconosce che sono state accolte «alcune proposte» ma il testo andrà «cambiato e migliorato» in Parlamento, insieme alle associazioni di settore e «insieme al resto del centrodestra». Il governo «ci manda in pasto all'Europa», si lamenta infatti Assobalneari, in linea con il partito di Giorgia Meloni che denuncia il «vergognoso regalo alle multinazionali straniere» e il rischio di «durissime conseguenze economiche e sociali.


Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Febbraio 2022, 21:43
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