È l'ora della meritata ricreazione. Stacchiamo il cervello ma senza oziare: la battaglia contro il Covid non è ancora finita

È l'ora della meritata ricreazione. Stacchiamo il cervello ma senza oziare: la battaglia contro il Covid non è ancora finita

di Marco Mottolese

Sin da quando andiamo a scuola sappiamo che arriva, con uno squillo di campanella, la ricreazione. Lo impariamo da piccoli e poi, come se questo richiamo tatuasse il nostro DNA, durante la vita la campanella delle elementari ci accompagna in silenzio per poi accendersi quando davvero è necessario.

I lunghi mesi del Covid, la pandemia - che ci ha abbracciati senza scampo come nemmeno un rude giocatore di pallanuoto del quale non riusciamo a liberarci - la fatica di affrontare una novità così spessa, riporta ora quello squillo in superficie; la ricreazione è necessaria perché nessuno può reggere troppo a lungo lo stress che ottunde le menti. In soccorso, quest’estate, è arrivato lo sport, prima il calcio e poi le olimpiadi, una meravigliosa ricreazione che ci ha permesso – se non di dimenticare, almeno di attenuare – la fatica di scontrarci ogni giorno con informazioni mediatiche che stenderebbero chiunque.

Per un breve, ma intenso periodo, lo sport ha scalzato il Covid nelle prime pagine, donandoci  momenti di relax inattesi. Oltre lo sport, ora le vacanze; la sensazione è che siano più dovute che mai, pur facendo gimkane complicate per potersele godere, le vacanze quest’anno hanno un sapore diverso, ricordano il premio in contrapposizione alla punizione, valori conosciuti sin da bambini, perché piccoli lo siamo tornati tutti, in questo periodo pandemico, che è arrivato all’improvviso come un maestro severo, temuto, e di cui abbiamo timore per partito preso.

Ora, nel pieno di agosto, pur inseguiti dalle regole poste oggi per un domani che torna produttivo, cerchiamo di dimenticare, per il breve e fuggente tempo ricreativo, che siamo ancora in mezzo al guado, però lo sentiamo che dobbiamo staccare, godere di quello che si può, esultare per dei ragazzi che fanno parlare di noi nel mondo, tuffarci nel mare più antico del mondo, salire e scendere dai picchi, lasciar fuggire la mente, oziare, che solo così riesce a ricreare gli spazi necessari per affrontare il dopo.

Tutto durerà molto poco, lo sappiamo, però è fondamentale godere di quest’ora di libertà, perché la natura ci offre questa oasi che non va sprecata mentre la testa cerca praterie immaginarie sulle quali correre senza i freni posti dal problema che ci attanaglia da mesi.

Sono stati mesi intensi, complessi, però ricchi di spunti e utili per ripensare la vita, ma c’è anche un significato più profondo della parola ozio se vista nella sua etimologia latina: otium era il tempo libero dalle occupazioni della vita politica e dagli affari pubblici (cioè dai negotia), che poteva esser dedicato alle cure della casa, del podere, oppure agli studî (infatti la parola passò a indicare gli studî stessi, l’attività letteraria).

Ecco, questo il genere di ozio che tutti vorrebbero concedersi, ora che sul Mediterraneo volteggia il clima più bello del mondo. Staccare, non per oziare, ma per pensare ad altro, per occupare spazio nuovo della mente e creare le premesse per pensieri nuovi e dinamici e anche per “non abbassare la guardia” per eccesso di stanchezza.

Scrivendo penso a questi versi del grande poeta Valerio Magrelli: Io abito il mio cervello/ come un tranquillo possidente le sue terre/ Per tutto il giorno il mio lavoro/è nel farle fruttare/ il mio frutto nel farle lavorare/ E prima di dormire/ mi affaccio a guardarle/ con il pudore dell’uomo/ per la sua immagine/ Il mio cervello abita in me/come un tranquillo possidente le sue terre.

Il mio augurio, ai lettori di Leggo, è di abitare il proprio cervello, magari solo per il momento della ricreazione, “come un tranquillo possidente le sue terre”.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 9 Agosto 2021, 07:37
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