Bonus Euro 6, ipotesi valore aiuto da 1.500 euro. Dl rilancio, verso accordo su auto
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I REQUISITI - L’assegno unico mette ordine nella giungla di sussidi attuali, accorpandoli. Spetterà per ogni figlio fino al compimento del 21esimo anno d’età. E potranno richiederlo non solo i cittadini italiani, ma anche gli stranieri Ue ed extra Ue purché rispettino cumulativamente quattro condizioni: avere il permesso di soggiorno (per soggiornanti di lungo periodo o per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale); pagare l’Irpef in Italia, senza limitazioni; vivere con i figli a carico in Italia; essere stato o essere residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, ovvero essere in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o di durata almeno biennale.
L’ENTITÀ - Nel passaggio dalle commissioni all’aula, il testo della norma ha però “perso” un’indicazione rilevante: l’entità dell’assegno, che nella versione originaria arrivava fino a 240 euro a figlio. Stavolta invece non ci sono cifre. «Stiamo facendo i conteggi anche in base alla riforma fiscale. In una prima simulazione si era fatta l‘ipotesi di una cifra tra i 200 e i 250 euro, ma bisogna avere la certezza che sia una cifra che non faccia perdere denaro a nessuna famiglia». Su questo punto anche il relatore Stefano Lepri è netto: «L’obiettivo finale è quello di ampliare la portata e gli interventi a sostegno delle famiglie con figli a carico. Nessuno degli attuali beneficiari riceverà meno di oggi». Nessuna cifra ufficiale quindi, che arriverà con i decreti attuativi (da emanare entro 12 mesi) una volta individuate le risorse finanziarie da dare in dote alla misura. Accorpando gli attuali sostegni, infatti - dalle detrazioni per i figli a carico al bonus bebè agli assegni per i nuclei familiari fino ai contributi per gli asili nido - sono a disposizione 15,5 miliardi di euro. Secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio, per fare in modo che nessuna ci perda e che magari qualcuno ci guadagni ci vorrebbe un terzo in più rispetto alla spesa storica, ovvero tra i 6 i 7 miliardi. In attesa di trovare le coperture finanziarie, anche per evitare rilievi della Ragioneria dello Stato, si è scelto di non indicare la cifra dell’assegno nella legge delega. Le intenzioni però sarebbero quelle di avvicinarsi al modello tedesco che fissa l’asticella a 200 euro per le famiglie con l’Isee più basso, con una seconda fascia intorno ai 180 euro e una terza fascia più bassa. Sarà comunque prevista una clausola di salvaguardia: se qualche famiglia a conti fatti ci perde, continuerà a prendere quanto ottiene oggi con il cumulo dei vari sussidi.
LE MAGGIORAZIONI - A ogni modo i decreti attuativi dovranno prevedere due maggiorazioni: una dal terzo figlio in poi (non ancora quantificata); l’altra, tra il 30 e il 50%, per i figli disabili a carico per i quali è previsto anche il mantenimento dell’assegno dopo il 21esimo anno d’età.
Per i maggiorenni under 21 (ancora a carico dei genitori) la cifra base sarà comunque più bassa rispetto a quella per i minorenni e si prevede possa essere corrisposta direttamente al ragazzo «per favorirne l’autonomia». L’assegno unico è cumulabile con il reddito di cittadinanza. In caso di separazione l’assegno spetta al genitore affidatario e, in caso di affidamento congiunto o condiviso l’assegno è ripartito, in mancanza di accordo, al 50% tra i genitori. Il nuovo testo infine chiarisce che l’erogazione potrà essere cash (per gli incapienti) o come credito d’imposta.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Luglio 2020, 11:13
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