Impagnatiello ha avuto un «black out causato da disturbo ossessivo-paranoico e da narcisismo»: la consulenza della difesa

Il barman è accusato di omicidio volontario aggravato anche dalla premeditazione, perché secondo l'accusa avrebbe tentato di avvelenare Giulia Tramontano per mesi

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Un black out. Sarebbe questo ciò che è successo - secondo la difesa - nella mente di Alessandro Impagnatiello quando ha ucciso Giulia Tramontano, 29 anni e incinta al settimo mese, che voleva lasciarlo. O per lo meno un black out è quello che gli esperti nominati dai suoi legali vogliono far passare nella strategia difensiva del 30enne ex barman, affetto secondo la perizia di di un «disturbo ossessivo e paranoico», dovuto al suo «forte narcisismo».

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Il vizio di mente e l'avvelenamento

Con gli esiti della consulenza, depositata alla Corte d'Assise di Milano, la difesa punta a chiedere una perizia psichiatrica per accertare un vizio di mente. Se riconosciuto totalmente capace di intendere e volere, Impagnatiello rischia la condanna all'ergastolo.

Il barman è accusato di omicidio volontario aggravato anche dalla premeditazione, perché secondo l'accusa avrebbe tentato di avvelenare Giulia per mesi, almeno dal dicembre del 2022, somministrandole del topicida messo nelle bevande, ma anche ammoniaca, a sua insaputa.

Le prossime tappe del processo

L'esame in aula di Impagnatiello, difeso dagli avvocati Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, è stato già fissato per il prossimo 27 maggio, esattamente un anno dopo l'omicidio. Il 23 dello stesso mese saranno sentiti gli ultimi testi dell'accusa e il 10 giugno gli unici testi della difesa, ossia lo psichiatra Raniero Rossetti e la psicologa Silvana Branciforti, che hanno redatto la consulenza difensiva.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Aprile 2024, 20:14
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