Roma, uccideva con una coltellata al cuore: preso il killer, evaso dai domiciliari ma l'allarme non si è attivato
di Elena Panarella
IL FERMO
Veronesi, stordito da alcol e droga è stato fermato dagli investigatori della Mobile nella tarda mattinata di sabato sul Lungotevere dei Vallati, a Trastevere. «Cercate me? Col trans sì ho litigato, ma l'altro l'ho lasciato che stava bene», ha provato a difendersi. Poi man mano le ammissioni, condite da bugie. La caccia all'evaso, per ora tecnicamente fermato solo per il primo omicidio, ma indagato per entrambi, è scattatata venerdì mattina quando viene ritrovato il corpo di una trasessuale di nazionalità romena all'interno del Parco Rosati, non lontano dal Palazzo della Civiltà e della Concordia, all'Eur. La vittima indossa un paio di fuseaux, sul petto un'unica ferita, dritta al cuore. Non lontano dal corpo, già rigido, (erano passate almeno tre ore dal delitto) un portafogli vuoto con all'interno un documento sbiadito: un atto giudiziario che porta a Veronesi. La polizia non perde un attimo. Lo cerca a casa, ma non c'è. Allora i sospetti su di lui diventano macigni. La ricerca viene estesa su tutta Roma. L'evaso e sospetto omicida intanto si muove tra il centro e la periferia. Gli investigatori sperano di individuarlo col telefonino. Che però usa poco. Quando ormai non hanno più dubbi sul suo coinvolgimento, dall'ospedale Sandro Pertini arriva un altro allarme. Un ventenne magrebino arrivato in ambulanza alle sei e mezzo del mattino è morto durante il trasporto. Gli amici che l'avevano trovato rantolante in una fabbrica dismessa, rifugio di senzatetto, in via Padre Lino da Parma, zona ponte Mammolo pensavano che si trattasse di un malore. Invece era stato colpito da una coltellata al petto, al cuore. La firma del killer.
L'ARMA
L'arma del delitto, un piccolo pugnale a scatto e acuminato, ora sarà esaminata. È stata ritrovata in un borsone dagli uomini della Squadra Mobile, diretta da Luigi Silipo, che, dopo la cattura, non si sono fermati davanti alle menzogne: «Il coltello? L'ho buttato nel Tevere». Invece è stato recuperato a casa di parenti del giovane, che probabilmente, all'oscuro dell'evasione dai domiciliari e soprattutto degli omicidi, gli avevano dato ospitalità per qualche ora, prima che sabato mattina si rimettesse di nuovo a vagare per la città. L'interrogatorio di garanzia potrebbe svolgersi domani. Intanto qualche ammissione Emanuele Veronesi l'ha fatta. Appena è stato ammanettato ha farfugliato di aver avuto una lite con la trans rumena e pure di aver passato la nottata col giovane magrebino. «Sono andato nel parco dell'Eur per contrattare un rapporto», ha detto, «Quando però mi sono accorto che non mi trovavo davanti una donna, rivolevo i soldi. Abbiamo litigato e l'ho colpito col coltello». Laurentiu Ursu era stato ritrovato ucciso e rapinato. Sul magrebino, Veronesi cerca di negare: «L'ho visto in centro, lo conoscevo. Insieme siamo andati a bere in quel palazzo dismesso. Ma quando l'ho lasciato, verso l'alba, stava bene». Il pm Alberto Pioletti per ora ha fatto scattare il fermo per omicidio volontario, rapina e evasione. Nelle prossime ore scatteranno le altre contestazioni.
(Hanno collaborato Adelaide Pierucci e Marco De Risi)
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Novembre 2017, 08:52