Fognini: «In Davis non ho mai tradito
Flavia è un esempio, imparo da lei»

Fognini: «In Davis non ho mai tradito Flavia è un esempio, imparo da lei»

di Guido Frasca
​Sar pure la patria di Roger Federer, ma a Ginevra conoscono bene anche Fabio Fognini. Curiosità da parte dei giornalisti, in tanti a seguire gli allenamenti al PalaExpo: saranno in 18mila da domani a domenica sulle tribune per la semifinale di Coppa Davis tra Svizzera e Italia. Uno stadio (si gioca sul cemento indoor) secondo solo all'Arthur Ashe Stadium di Flushing Meadows, che di posti ne ha quasi 23mila. Il 27enne ligure dopo un inizio di stagione da protagonista, che lo aveva proiettato a ridosso dei top ten, si è smarrito. Gli occhi erano tutti puntati su di lui, sulla sua storia sentimentale con la “collega” Flavia Pennetta. A fine marzo era n.13 mondiale, primo tennista italiano così in alto dai tempi di Barazzutti, attuale capitano azzurro (era il 1979). E' arrivata qualche amara sconfitta condita da intemperanze comportamentali. La solita storia: bad boy, Dottor Jekyll e Mister Hyde. Durante l'estate sul cemento americano si è visto un Fognini “double face”: quarti a Cincinnati, poi un deludente secondo turno agli US Open.

In nazionale però lei non ha mai tradito…

«La Davis è molto importante. Giocare per l'Italia è un onore e penso di averlo dimostrato contro l'Argentina e battendo Murray a Napoli».

La sfida con la Svizzera sembra una “mission impossible”…

«E' scontato dire che siamo sfavoriti contro Federer e Wawrinka. Intanto siamo in semifinale, tra le prime 4 squadre del mondo. Un risultato che all'Italia mancava da 16 anni. Siamo qui a Ginevra per dare il 100%, ma non possiamo arrivare e pretendere di vincere. Però in passato quando ho cominciato un torneo senza grandi aspettative, poi sono arrivato in fondo. Speriamo che qui succeda lo stesso».

Come si spiega il calo degli ultimi mesi?

«Le vittorie, il balzo in classifica, probabilmente ho accusato la pressione, E poi si sa, in Italia se vinci sei un re, se perdi una nullità, Guardate il calcio… Ma ci sono abituato».

Cambierebbe qualcosa?

«Forse avrei dovuto gestire meglio il recupero, staccare la spina. Un vero stop c'è stato solo dopo il Roland Garros, avrei dovuto farlo prima: 4-5 giorni di vacanza e poi una settimana di allenamento e ricarico. Il calo mentale era legato ad un calo fisico».

Obiettivo per fine stagione?

«Chiudere tra i primi 15».

A patto di non esagerare in campo…

«A volte vado oltre, fa parte del mio carattere, mi piace l'agonismo, la competizione. Sbaglio, lo so. Sto cercando di migliorare grazie ai consigli della mia psicologa, la moglie di Josè Perlas, il mio coach».

Torniamo alla sfida con la Svizzera.

«Con Federer ho perso due volte, l'ultima a Wimbledon nel 2012. Roger ha fatto la storia del tennis, è una leggenda. A New York abbiamo scherzato: gli ho detto che se arrivavamo tutti e due in finale poi ci saremmo ritrovati direttamente il venerdì a Ginevra, ma senza allenamenti… Wawrinka l'ho battuto sulla terra lo scorso anno ad Acapulco. Ma ora è un altro giocatore, ha vinto gli Australian Open e scalato il ranking. E' n.4 del mondo».

Fognini e Pennetta: possibile vedervi insieme anche in campo?

«Ci ho giocato solo una volta in doppio misto, vedremo in futuro. Intanto ci aiutiamo a vicenda fuori dal campo, stiamo bene insieme».

Flavia agli US Open ha detto: “Quando non giochi come vuoi hai due possibilità, o ti arrabbi e mandi tutto all'aria o ti sopporti”. Un messaggio rivolto a lei?

«Da Flavia ho solo da imparare, ha vinto tanto. Per me è un esempio».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Settembre 2014, 12:15